“A Prayer Before Dawn”, il film di Muay Thai così violento da far impallidire Tarantino

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È di nuovo tempo di Muay thai, cioè boxe thailandese, la più micidiale delle arti marziali, quella in cui sono permesse oltre a pugni e calci, anche gomitate e ginocchiate. Quando nel 2013 la coppia Nicolas Winding Refn/Ryan Gosling presentò in concorso il controverso Solo Dio perdona (dedicato a Alejandro Jodorowsky, come Drive, la loro precedente collaborazione), l’unica cosa su cui critici e spettatori concordarono fu che sarebbe stato difficile, se non impossibile, vedere sullo stesso tema qualcosa di più violento.

Ma la smentita ha un titolo: Une prière avant l’aube, tratto dal libro A Prayer Before Dawn, autobiografia di Billy Moore, un pugile inglese di Liverpool arrestato in Thailandia per droga. Nella famigerata Klong Prem Central Prison di Bangkok, subisce ogni genere di tortura e umiliazione, stile Fuga di mezzanotte, fin quando attraverso gli allenamenti di Muay thai, diventa il campione del carcere, rischia la vita, ma ritrova se stesso.

È un film durissimo (fuori concorso, Séances de minuit), girato dal regista francese Jean-Stephane Sauvaire e interpretato dall’inglese Joe Cole, unico attore professionista del cast, insieme a Vithaya Pansringaram, il direttore della prigione, che era stato il poliziotto in pensione Chang, detto l’angelo della vendetta in Solo Dio perdona. Tutti gli altri sono autentici ex galeotti e veri campioni di Muay thay. E nella parte del padre del protagonista, nel finale, c’è anche un cameo del vero Billy Moore.

Pochissimo dialogo, una dose di violenza da fare impallidire Quentin Tarantino (perché è reale) e uno stile di ripresa “guerrilla” colto da una troupe fatta di pochissimi europei (oltre al regista, il direttore della fotografia, il tecnico del suono, un truccatore e un trainer). Tutti gli altri erano locali, che non parlavano nemmeno inglese.

Una volta era il pugilato, detto “la nobile arte”, a incarnare al cinema il top del machisno e della virilità. Oggi è stato decisamente soppiantato dalla cosiddetta mixed martial art, di cui la muay thai è parente stretta. Ma nell’anno dell’avvento di Wonder Woman (e di Atomica bionda) è un’altra cittadella maschile sotto assedio e a rischio capitolazione. Perché nel mercato di Cannes, gli unici 2 titoli su un tema simile ma senza pretese sociali, artistiche, intellettuali e spirituali, ma semplicemente B movie, si intitolavano Female Fight Club e Chokehold: tatuaggi, cazzotti e violenza, tutti declinati al femminile.

Marco Giovannini

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