Euforia: la malattia e la morte secondo Valeria Golino

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@Andrea Pirello

Sono da sempre temi affascinanti e al tempo stesso difficilissimi per il cinema quelli della malattia e della morte, che costringono il pubblico a riflettere sull’incapacità di accettare la fragilità della condizione umana, la difficoltà di fare i conti con il dolore e la perdita. Eppure Valeria Golino, che di morte aveva parlato anche in Miele, con la spinosa questione del suicidio assistito, dimostra ancora una volta, con la sua opera seconda Euforia, presentata a Cannes nella sezione Un certain regard, di avere la sensibilità giusta per affrontare con garbo e intelligenza un argomento così complesso.

Il film mette a confronto due fratelli assai diversi tra loro, lo spregiudicato, narcisista e dinamico Matteo (Riccardo Scamarcio), che pensa di poter controllare ogni cosa, e l’introverso, cauto Ettore (Valerio Mastandrea), forzati a una difficile convivenza quando il secondo scopre di doversi sottoporre a delle terapie oncologiche.

Jasmine Trinca, Valentina Cervi, Valeria Golino e Isabella Ferrari
Jasmine Trinca, Valentina Cervi, Valeria Golino e Isabella Ferrari

Matteo conosce la verità, ma fa di tutto per negarla, nasconderla a Ettore e al resto della famiglia, soffocarla con una vitalità sintomo di un disagio profondo che si manifesta nella bulimia con cui affronta carriera, omosessualità, vita privata. Ettore resta invece nell’ombra, perso in una malinconia che spesso si trasforma in sarcasmo. Con la complicità di Francesca Marciano e Valia Santella, la Golino traccia un ritratto più che convincente di due uomini costretti a scoprire le proprie ipocrisie e ad attraversare il dolore. Matteo sarà protagonista di un tardivo, ma necessario percorso di formazione, mentre Ettore guarderà finalmente in faccia la realtà cercando le forze necessarie per affrontare il peggio.

Nel confronto reciproco Scamarcio e Mastandrea esaltano le proprie qualità di attori giocando su registri diversi ma perfettamente accordati, guidati da una regista che con coraggio, grande intuito e forse un pizzico di incoscienza si tuffa in questa storia senza rinunciare al senso dell’umorismo. La morte, regina delle nostre paure – ha detto la Golinoè la grande star anche del mio secondo film. Mi sono ispirata a fatti accaduti a persone intorno a me, ma anche a mio padre, alle conversazioni che abbiamo avuto. Poi mi sono allontanata dai dati biografici”.

@Andrea Pirello

“Il mio personaggio – aggiunge Mastandreainnesca il meccanismo del film diventando lo specchio degli altri e mettendo in crisi il fratello Matteo, che crede di avere gli strumenti per fare qualunque cosa, ma che invece davanti a un intoppo va in crisi. Capisce che per affrontare un dolore deve spogliarsi di tutto, amare e farsi amare”. E Scamarcio: “C’era euforia anche sul set, dove a una sceneggiatura perfettamente scritta si è aggiunta una grande sintonia. Io aggiungevo sempre qualcosa, Mastandrea toglieva”.

Ogni personaggio, anche il più piccolo, è stato trattato con molta attenzione, a ognuno è stata assegnata una frequenza diversa, ma tutte vibrano all’unisono. Se i protagonisti sono due uomini, i personaggi femminili interpretati da Isabella Ferrari, Valentina Cervi e Jasmine Trinca aggiungono ricchezza al film. “Avrei potuto interpretare il personaggio di Isabella – dice ancora la Golino – ma sono troppo interessata a fotografare lei, il suo volto pieno di gioia, malinconia e mistero. Lei è come vorrei essere io”.