Viene da lontano il legame tra Luca Guadagnino e il romanzo scritto da William S. Burroughs nel 1952 (e pubblicato solo nel 1985), una storia “scandalosa” e allucinata che sullo schermo vediamo interpretata da Daniel Craig. È l’ex Agente 007 ad accompagnare il nostro regista alla 81. Mostra Internazionale di Cinema di Venezia, dove Queer è in concorso per il Leone d’Oro 2024 e dove il film ha avuto la sua anteprima assoluta. L’occasione perfetta per approfondire temi e processo produttivo di un possibile candidato all’Oscar e di quello che lo stesso Guadagnino ha definito “il suo film più personale, ma anche il più esplicito, audace e astratto“.
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Daniel Craig e Drew Starkey sono William Lee, maturo statunitense espatriato a Città del Messico, perso tra droghe e sesso occasione, ed Eugene Allerton, il giovane di cui si infatua. Ambiguo e sfuggente, il riluttante Eugene inizia a incontrare sempre più spesso l’insistente quarantenne, fino ad accettarne la proposta di accompagnarlo nel Sud del continente, in Ecuador, dove dovrebbe crescere una pianta dalle proprietà incredibili, la Yage. È l’inizio di un viaggio sorprendente, per molti versi stupefacente, che più che rinsaldare l’intesa sessuale tra i due potrebbe rivelare loro una diversa e più profonda possibilità di connessione.
Una passione antica, che rapporto ha con il libro di Burroughs?
Luca Guadagnino: Credo che il punto di partenza sia stata la gioia. Avevo letto il libro quando avevo 17 anni, quando da ragazzo volevo cambiare il mondo attraverso il cinema, e ho sentito che era un libro diverso. Mi ha dato qualcosa di importante, ho sentito un collegamento molto profondo. La descrizione in pagina di quel che c’è tra i due, l’assenza di giudizio, il romanticismo dell’avventura con una persona che desideriamo, tutto questo mi ha trasformato e mi ha cambiato per sempre. Volendo essere fedele al giovane che ero, avevo continuato a pensare di portare quel romanzo sul grande schermo e spero che alla fine il pubblico arrivi ad avere un’idea di sé, di chi siamo e chi stiamo cercando, chiunque noi siamo.
Una storia nel quale anche il sesso è importante, come si è preparato?
Daniel Craig: C’è una forma di coreografia in quelle scene che è una parte importante del film, non a caso Drew e io abbiamo iniziato a fare delle prove già prima delle riprese, a ballare, per esempio, che aiuta molto a rompere il ghiaccio. È stato un percorso di avvicinamento alle scene di sesso, nelle quali – vale la pena ricordarlo – non c’è niente di intimo, vista la quantità di persone sul set in quei momenti. Con Drew volevamo fosse un momento toccante e realistico, e il più naturale possibile, ma abbiamo fatto sì che fosse anche divertente.
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Siete rimasti fedeli al libro?
Daniel Craig: Il terzo atto, il viaggio finale, cosi importante nel film, non c’era nel libro, è stata una aggiunta che abbiamo voluto perché serviva, c’era bisogno della connessione tra i due.
Luca Guadagnino: Abbiamo discusso a lungo, sul set di Challengers, chiedendoci perché non avesse continuato… ma era un libro che lo rispecchiava moltissimo e ci siamo detti che era una storia d’amore. Dovevano provarci.
E come loro, voi, ci sono stati momenti complicati nelle riprese?
Luca Guadagnino: In realtà è stato tutto sorprendentemente piuttosto semplice e lineare, avendo ricreato tutto a Cinecittà. Ma il viaggio è stato ugualmente fedele a Burroughs, un autore che ha creato mondi secondo un proprio canone. Creare un film diverso avrebbe tradito il libro, e non volevamo questo, volevamo fare un Burroughs Movie, non un film in costume, ma soprattutto capire il suo mondo, quello di molti suoi romanzi, non solo di Queer.
Come ha pensato a James Bond? Un James Bond gay
Luca Guadagnino: Nessuno potrà mai sapere i veri desideri di James Bond, la cosa importante è che porti a temine le proprie missioni! Sono sempre stato un ammiratore di questo signore e avevo avuto una intuizione che avevo soffocato, perché io sono una persona molto pragmatica, i film vanno fatti, non sognati e pensavo non avrebbe mai accettato. E invece…
Perché ha accettato?
Daniel Craig: Ho detto di sì per lui, da tanto tempo volevo lavorare con Guadagnino, da almeno 20 anni. Se non fossi stato in questo film, guardandolo al cinema, avrei voluto esserne il protagonista. È uno di quei film che voglio vedere e nei quali vorrei essere, film sfidanti, ma spero accessibili.
Ricorrono le dipendenze nei suoi film, un argomento che le sta a cuore?
Luca Guadagnino: Sono un signore che va a dormire molto presto, non ho mai preso droghe in vita mia, non ho mai fumato una sigaretta. Mi sono messo persino a dieta, e ho perso 15 chili, quindi sono abbastanza rigoroso. Quanto agli amanti avuti nella mia vita, si possono contare sulle dita delle mani. Detto questo, credo di amare l’idea di osservare le persone e non giudicarle, di fare in modo che anche la persona peggiore sia quella con cui ci si può identificare. E credo che questo sia il mio compito come regista, di trovare l’umanità nei personaggi più diversi, sfuggenti e difficili.