«Nina è stata un po’ la rinascita della me bambina: perché ho ritrovato quell’animo selvaggio, primitivo che avevo da bimba, quando vivevo in campagna, in mezzo alla natura», così Sara Ciocca, all’80ma Mostra del Cinema di Venezia con Nina dei Lupi, il film di Antonio Pisu (dal romanzo omonimo di Alessandro Bertante) in proiezione speciale il 30 agosto alle 20me Giornate degli Autori e dal 31 agosto nelle sale per Genoma Films (che produce). La giovane attrice interpreta la dodicenne del titolo, in un futuro dove una tempesta solare ha messo fuori uso le apparecchiature elettroniche. Ma il legame segreto della ragazzina con gli elementi naturali potrebbe riscattare il genere umano.
«La prima cosa che ho fatto prima delle riprese», racconta Ciocca, «è stato mettermi su un poggio in collina e correre a tutta velocità. Perché mi è sempre piaciuto sentire il vuoto sotto le mie gambe, quella sensazione di lasciare il tuo corpo al vento: mi liberava la mente. E ho cercato di riprodurre questo gioco prima delle riprese focalizzandomi sulla mia corsa, perché a un certo punto volevo sporcarla, volevo sgraziarla. È stata una delle cose che più mi è servita, per la metamorfosi “animalesca” di Nina. E spero che questa emozione possa arrivare al pubblico».
Tra i nodi chiave del film, come si intuisce, la salvaguardia dell’ambiente: «È il tema che ho più a cuore», dichiara Ciocca, «anzi che tutti noi uniti dovremmo avere a cuore. Ciò che riguarda l’ecologia, il cambiamento climatico, l’impatto ambientale è alle fondamenta della nostra esistenza, è ciò che ci tiene vivi. Dobbiamo agire, non c’è più tempo. Tra le cose da fare, bisogna far appassionare i bambini fin dalla scuola materna all’amore per la terra, per l’ambiente, perché solamente chi ama protegge».
Nel film, la protagonista divide la scena con Sergio Rubini, Cesare Bocci, Sandra Ceccarelli, Tiziana Foschi, Fabio Ferrari, Caterina Gabanella e Davide Silvestri. «Siamo stati sul set molto prima», ricorda Silvestri a proposito del suo lavoro con Ciocca, «abbiamo raggiunto Antonio in Vallarsa, era una stanza di una scuola elementare e lì dentro io, lei e Antonio abbiamo provato tutte le scene, ogni giorno per due ore a scena. Arrivavamo sul set che era già tutto impostato, e abbiamo dato il massimo. Lei è più “precisa”, io sono più “matto”, si è creato un bel rapporto».
«C’è una crescita in Nina», prosegue l’attrice. «Il suo è lo stesso periodo che io sto vivendo nella mia vita, l’adolescenza: ci sono bassi e alti, momenti in cui vorresti nasconderti dal mondo, anzi non vorresti proprio vivere, ti chiudi in te stessa. È difficile da superare ma succede a tutti. Io lo sto vivendo e devo dire che il cinema mi sta un po’ salvando da questa situazione. Come Nina, che trova la sua salvezza nello scappare via, nell’appartenere alla sua vera natura che è il bosco».
E il percorso cinematografico di Ciocca si sta svolgendo all’insegna della versatilità: «Più c’è varietà di genere, rispetto ai registi e alle occasioni che ti capitano, meglio è: provare, testare se stessi in vari film e vari ruoli è la cosa più bella che possa accadere. È stata una delle fortune più grandi che ho avuto, avere la possibilità di immergermi in mondi diversi. C’è stato il mondo della commedia che mi ha aiutato moltissimo, c’è stato il thriller dei fratelli D’Innocenzo, c’è il nuovo horror-thriller che uscirà di Brando De Sica, che è un ruolo molto più trasgressivo, una rivolta contro tutte le discriminazioni. Queste occasioni le terrò nel cuore e fanno la sinfonia del mio cinema, che voglio sia più ricca di cose possibile».