Pompei Antica Domina di via dell’Abbondanza
di Giuseppe Gaudino (Minerva)
Da presentazione ufficiale, Pompei sarà “un film che intreccia un ricco arazzo di prospettive, offrendo una ricostruzione sfaccettata della vita di coloro che un tempo abitavano questa terra ricca di storia” al punto da utilizzare sullo schermo le lingue dell’epoca, dall’osco-latino per il segmento del 79 d.C. al napoletano del XVIII secolo per l’epoca di Maria Amalia, fino al dialetto napoletano contemporaneo per il capitolo finale.
Diverse le influenze cinematografiche promesse, utilizzate per evocare diverse emozioni, dalle opere di autori come Béla Tarr e Miklós Jancsó alla fotografia di Stanley Kubrick o l’arte narrativa di Terrence Malick, come anche le partecipazioni eccellenti a livello di cast, nel quale le prime informazioni disponibili online inseriscono Valeria Golino, Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca.
“Da sempre coltivo la passione per Pompei – rivelava il regista a La Repubblica. – La condivido con la mia amica Wanda Marasco, che ha scritto bel testo. Il film è scritto da me con Isabella Sandri e Lina Sarti, co-sceneggiatrici di Per amor vostro“.
Il sogno della bellezza eterna, l’arte come filo conduttore della storia e dell’anelito umano e come strumento di riscatto per una donna vitale e in anticipo sui propri tempi. Che saprà superare, visto che la vicenda è ambientata in epoche distinte e lontane: dall’eruzione del 79 dopo Cristo al 1748 quando Carlo III di Borbone fece realizzare la collezione pompeiana al Museo nazionale, fino – come riportato in precedenza – “il 1957, il 2000, con alcune scene che tornano al 1764, ovvero all’arrivo di Winkelmann a Pompei, e il 1863 con Fiorelli e la sua scoperta dell’esecuzione dei calchi dalle vittime dell’eruzione“.
Pompei Antica Domina di via dell’Abbondanza, trama
Asellina (Golino), è una nobildonna della Bitinia, l’attuale Turchia, divenuta schiava e venduta dal padre a un signore romano. Arrivata a Pompei nel 79 d.C., cerca riscatto con la sua intelligenza, e da ex prostituta e venditrice di vino intontisce i clienti di una casa frequentata da uomini, senza mai concedersi, come le altre ragazze (tra cui la Trinca). Con i soldi raccolti, spinta dall’ossessione per l’arte e la bellezza, costruisce una casa propria e una taverna le cui pareti sono adornate dagli affreschi magici realizzati da un dotato pittore (Scamarcio) le cui figure possono prendere vita e interagire con la realtà, eseguendo ogni sera coreografie erotiche per la gioia dei suoi avventori. Tuttavia, il vero desiderio di Asellina è che la bellezza a lei cara diventi eterna e universalmente riconosciuta. Questo desiderio inappagato la perseguita con incubi incessanti, in cui immagina il tragico destino dei suoi tesori. Nelle sue visioni, questi capolavori vengono portati alla luce nel 1748 da Carlo III di Borbone, per poi essere nuovamente sigillati dopo che la giovane regina Maria Amalia Cristina cede alla follia. Riscoperti nel 1860, vengono nuovamente nascosti nei sotterranei del Museo Archeologico, ritenuti troppo osceni per essere visti dal pubblico. Finché un giovane e coraggioso direttore del museo rischia tutto per rivelare il loro splendore al pubblico, sacrificando la sua vita nel tentativo. Mentre passato e presente convergono, lo spirito di Asellina sembra morire e rinascere in personaggi ed epoche diverse, la sua ricerca della bellezza eterna riecheggia attraverso il tempo.
Pompei si svolge in una villa sulla leggendaria Via dell’Abbondanza a Pompei, meticolosamente ricostruita e riportata in vita con effetti digitali all’avanguardia.
Lo stato delle anime
Associato anche al prossimo Quasi grazia, e dopo l’ultimo Uomini in marcia, Lo stato delle anime di Peter Marcias (con la Movimento Film) è l’ultimo dei film italiani del ‘Focus’ presentato al TIFFCOM di Tokyo. Un adattamento animato del “giallo mediterraneo” di Giorgio Todde, del quale un primo assaggio è in programma al Noir in Festival 2024, quando un breve teaser sarà presentato in anteprima assoluta, lunedì 4 dicembre, alla Cineteca Milano Arlecchino di Milano.
Un film che la produzione si augura di poter portare al cinema nell’autunno 2024 e del quale il regista stesso promette di svelare dettagli sulla genesi e la produzione, che vede coinvolte Capetown Film, Ultima Onda Produzioni, con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna e Regione Île-de-France, Ministero della Cultura, il sostegno della Fondazione Sardegna Film Commission Bando Filming Cagliari, Nas – New Animation Sardinia e la collaborazione del Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria – Fabbrica del Cinema.
“Negli ultimi anni mi sono concentrato sul ritratto della mia terra, la Sardegna, attraverso una lente sociale – racconta Peter Marcias nelle note del progetto. – L’evoluzione di una nazione può essere vista nel suo microcosmo e la Sardegna, ricca di letteratura, ha subito una trasformazione significativa. Il mio viaggio è iniziato con un romanzo che offre una maggiore aderenza alla realtà: Lo Stato delle Anime di Giorgio Todde. Questo libro, amatissimo in Italia e acclamato in tutto il mondo, ha come protagonista Efisio Marini, un brillante scienziato cagliaritano del XIX secolo. Marini, noto per il suo pionieristico processo di pietrificazione che conservava i tessuti organici, era ammirato a livello internazionale ma disprezzato nella sua città natale. La sua ambizione e il suo lavoro innovativo gli procurarono sia nemici che ammirazione. All’Esposizione Universale di Parigi del 1867, i suoi studi sulla mummificazione affascinarono persino Napoleone III. Questa storia ha ispirato un film d’animazione noir per adulti, profondamente radicato nella letteratura internazionale”.
Lo stato delle anime, trama
Ad Abinei, un piccolo paese fuori dal tempo nella Sardegna centrale, una serie di omicidi sconvolge la vita degli abitanti. A trovare i colpevoli di questi efferati delitti ci penserà un genio incompreso, dal carattere taciturno e dall’aria schiva, capace di rendere immortale il corpo umano e di trasformare i cadaveri in opere d’arte, Efisio Marini, imbalsamatore cagliaritano vissuto nella seconda metà dell’800 e passato alla storia come “il pietrificatore”. Sarà lui a collegare i fatti e a chiudere il cerchio di un’appassionante e robusto noir.