COS’È RIMASTO DI VENEZIA 73

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Sono sempre i frammenti quelli che restano nel cuore. Basta un semplice passaggio, una battuta, un’immagine, perché possa scattare – anche d’improvviso – il colpo di fulmine nei confronti di un film. Ne ho avuto nuovamente la conferma durante questa Mostra di Venezia: non possiamo prescindere dalle nostre vite. Soprattutto quando abbiamo a che fare con il trasporto emotivo che ci provoca un’opera cinematografica, influenzando inevitabilmente il giudizio nei suoi confronti. Il senso di colpa e l’elaborazione della perdita sono alcune suggestioni dei film in concorso che ho amato di più: in Frantz di François Ozon, la bravissima Paula Beer (vincitrice del Premio Mastroianni) perde il fidanzato in guerra ed è destinata a una cocente delusione sentimentale; in Jackie di Pablo Larrain, la meravigliosa Natalie Portman si tormenta per non essere stata disposta a sacrificarsi, opponendosi ai proiettili diretti verso il marito; in The Light Between Oceans di Derek Cianfrance, un dolente Michael Fassbender è devastato dall’idea che il figlio che sta crescendo non è il suo, identificandosi con il dolore della vera madre a cui è stata negata la gioia della maternità.

Sono tutti personaggi che, a un certo punto, accarezzano l’idea del suicidio, ma poi la respingono: in Frantz, addirittura, la Beer viene salvata da un tentativo di annegamento, ma proprio quell’esperienza le darà la forza di reagire a ulteriori dolori; in Jackie, la Portman si interroga sulla sua condanna di donna vedova, proiettandosi verso un futuro in cui le invidie e le gelosie nei suoi confronti saranno sostituite dalla pena e della compassione; in The Light Between Oceans, Fassbender decide di esiliarsi dall’umanità, accettando il ruolo di guardiano del faro, ma l’amore lo costringerà a dover sopportare altre sofferenze. Eppure, la Beer e la Portman affermano che “il suicidio è un atto vile”, e arrivando a questa conclusione ritrovano “la voglia di vivere”; Fassbender, invece, attende con fiducia il giorno in cui la bambina che ha cresciuto tornerà a trovarlo.

E così, Ozon, Larrain e Cianfrance – seppur nei loro toni cupi e crepuscolari – emozionano con melodrammi diversissimi nello stile, ma accomunati dalla consapevolezza che vivere aiuta a non morire. Le parole del prete di John Hurt in Jackie riassumono bene questo umore: “Quando cerchi il senso delle cose, arriva sempre il momento in cui ti rendi conto che non c’è risposta. O lo accetti o ti suicidi. Oppure, semplicemente, smetti di fare domande”.

Emiliano Dal Toso