I registi Byron Howard e Rich Moore, il produttore Clark Spenser e Diego Abatantuono, Massimo Lopez, Teresa Mannino, Frank Matano e Paolo Ruffini, in veste di doppiatori, hanno presentato a Roma Zootropolis, il nuovo classico Disney nelle nostre sale dal 18 febbraio
Classico numero 55 in casa Disney che torna al cinema, dopo Big Hero 6, Premio Oscar come miglior film d’animazione nel 2015, con Zootropolis, nuovo sguardo sul mondo animale che si riallaccia alla tradizione di pellicole come Robin Hood o Chiken Little, e che uscirà nella nostre sale il prossimo 18 febbraio. «Volevamo creare un film senza tempo che avesse l’appeal e il design dei classici Disney unito però a qualcosa che non fosse mai stato fatto prima. Una fusion tra contemporaneità e classicità » racconta Rich Moore, uno dei registi del film, già noto per il suo lavoro ne I Simpson e Futurama, al quale subito si riallaccia Byron Howard (Rapunzel) che ha aggiunto: «Abbiamo utilizzato il mondo animale come analogia per gli umani e questo è l’ingrediente dal quale deriva molto dell’umorismo del film visti i molti paralleli con il nostro di mondo, anche a livello tecnologico. Elementi tipicamente umani ma con un tocco di animalesco ». Al centro della storia la curiosa amicizia tra Judy Hopps, coniglietta che sogna di diventare ufficiale di polizia della tanto idealizzata Zootropolis, e Nick Wilde, una volpe poco incline a seguire le regole.
Proprio la città di Zootropolis è un elemento importante del film grazie alla convivenza di tante specie animali differenti in un clima che ne esalta le differenze. «Non volevamo sembrasse una città prettamente americana perché il nostro studio è composto da circa ottocento persone che vengono da tutto il mondo. Abbiamo inserito riferimenti a Shangai, Barcellona, Roma, New York, Tokyo, Parigi così che lo spettatore potesse riconoscersi ed identificarsi con la nostra città » ci ha raccontato Bryan Howard. Ma il film è costituito da più stratificazioni narrative che lo caratterizzano anche di sfumature poliziesche viste le aspirazioni lavorative della minuta quanto caparbia Judy. «Insieme agli altri sceneggiatori abbiamo visto molti noir, da classici come L.A. Confidential e Chinatown a polizieschi e buddy movie anni ’80 come Arma Letale, 48 ore o Beverly Hills Cops. Li abbiamo guardati per trovare delle âconvenzioniâ che ritornavano nei vari film e per studiare come venissero raccontati. Zootropolis, dopo Basil l’Investigatopo, è il primo poliziesco dell’era moderna della Disney e forse la prima detective story che molti bambini vedranno. Questo ci ha spinti a dare il massimo » ci confida Moore.
Proprio sulla coralità che caratterizza la realizzazione dei lungometraggi Disney, il produttore Clark Spenser, ha sottolineato come: «L’arrivo di John Lasseter ha cambiato tutto. Ha creato un gruppo di registi e scrittori, lo âStory Trustâ, che collabora insieme alla realizzazione dei vari progetti e oggi a Hollywood siamo gli unici a lavorare così ». Ma, tra i protagonisti della giornata erano presenti anche gli attori che hanno prestato le voci ad alcuni abitanti di Zootropolis. «Mi piacerebbe vivere lì », ha esordito Massimo Lopez (voce del Sindaco Lionheart), «Perché c’è un forte equilibrio tra gli esseri viventi di tutte le specie, senza distinzione di razza o pregiudizi ». Paolo Ruffini (il bue naturalista Yax), grande appassionato di classici Disney – «Chi non ama la Disney non ha un cuore » -, ha poi sottolineato l’importanza del messaggio del film, inno contro i preconcetti, sottolineando come «Zootropolis è anche un film politico. Lì ognuno vive come vuole e basta guardare agli avvenimenti di questi giorni per capire la portata del messaggio ». Tra le voci d’eccezione, oltre a Leo Gullotta (Mr. Big) e Nicola Savino (Flash) anche Frank Matano, la donnola ladruncola Duke – «Quando mi hanno proposto una parte non potevo crederci, ho imparato moltissimo » -, Diego Abatantuono, nelle vesti della volpe Finnick, – «Come attori portiamo una parte del nostro carattere che può avvicinarsi al personaggio » -, e Teresa Mannino, voce della topina cotonata Fru Fru che ha raccontato delle iniziali difficoltà: «Aver lavorato in radio mi ha aiutata. Devi metterti un po’ da parte e ascoltarti per non esserci troppo nel personaggio altrimenti si rischia di essere troppo riconoscibili ». Del resto, in una giungla di città, mimetizzarsi è fondamentale.
Manuela Santacatterina
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(Foto di Pietro Coccia)