Una «commedia popolare» che non si vergogna a definirsi «sentimentale»: è, per bocca del regista e interprete Paolo Ruffini, la sintesi di Rido perché ti amo, prodotto da Martha Capello e Ilaria Dello Iacono per Pegasus e QMI con Rai Cinema, in associazione con Mati Group SpA e in sala (per Medusa, Pegasus e Videa) dal 6 luglio, dopo una serie di anteprime tra Firenze (29 giugno), Livorno (1° luglio) e Pesaro (5 luglio).
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Protagonista la coppia formata da Leopoldo (Nicola Nocella), un pasticcere ossessionato dal suo lavoro, e da Amanda (Barbara Venturato), un’insegnante di danza che riceve una proposta di collaborazione dall’Opéra di Parigi. I due si amano e hanno programmato di sposarsi dai tempi delle scuole elementari, ma ora che sono adulti la loro relazione entra in crisi proprio alle porte del matrimonio, e dopo una lite la donna decide di lasciare l’altro, ferita dal suo comportamento indifferente e collerico. Per farsi perdonare, Leopoldo dovrà rimettersi in discussione e riscoprire, prima di tutto, il bambino che era stato.
Rido perché ti amo racconta perciò «tante storie d’amore, più una: la mia per il cinema», sottolinea il regista-attore toscano, che si ritaglia la parte di Ciro, amico di Leopoldo e gestore di una videoteca, dando libero sfogo al suo citazionismo cinefilo: di riferimenti consapevoli, Ruffini ne conta almeno «una cinquantina», tra cui quello a L’erba del vicino di Joe Dante, nel piano-sequenza iniziale di undici minuti (fondamentale il contributo del direttore della fotografia Fabio Zamarion).
Ma il parente più prossimo di questa rom-com è Il ciclone di Leonardo Pieraccioni, come esplicitato da Nocella (anche tra gli sceneggiatori), e in generale ci si è ispirati a tanti esempi dello stesso genere tra anni Ottanta e primi Duemila, inclusi, fra gli altri, i lavori del compianto Francesco Nuti. «Il guizzo, e qui c’è il grande coraggio di Paolo Ruffini, e di Martha e di Ilaria, è di invertire i ruoli», sottolinea Nocella, riferendosi alla scelta di affidare a lui la parte dell’innamorato protagonista (anziché della spalla umoristica), facendone l’atipico “principe”, in sovrappeso e pieno di fragilità, di questa fiaba d’amore.
E sembra appartenere a un racconto d’altri tempi la piazza dove si svolge gran parte della vicenda, popolata da una galleria di figure cui dà corpo un cast variegato che annovera più di una guest-star: tra queste, Loretta Goggi («un pilastro, un monumento dello spettacolo italiano», per Ruffini), nella parte della madre di Leopoldo. Presenti anche Claudio “Greg” Gregori (è Cipriano) e Herbert Ballerina (Gigi). «Il paese», dichiara il primo riguardo al suo ruolo, «ha dei personaggi ricorrenti: il saggio, il matto, l’eremita. In questo c’è il cartolaio, che è ancorato a un mondo antico, e dispensa dei consigli a chi si rivolge a lui».
«Io sono il bello del paese!», dice ironico Ballerina. «Puoi girarci intorno quanto vuoi, ma sei lo scemo del villaggio!», gli risponde scherzoso Nocella. L’altro chiosa elogiando il lavoro di Ruffini: «C’è tanto amore per il cinema, sono felice di aver partecipato. Anche se in una piccola parte!» E suggerisce, tra le risate, uno spin-off per il suo Gigi.
Di grande importanza, poi, il personaggio della tatuatrice Samantha, in cui troviamo Daphne Scoccia. «È bella l’idea del corpo come un diario», commenta l’attrice, «con le cicatrici e i tatuaggi che rappresentano vari momenti della tua vita che vuoi segnare e rendere indelebili, come se raccontassero una storia».
«I personaggi presentati hanno tutti una loro forza», riflette a sua volta Venturato, «ognuno intraprende il suo piccolo viaggio verso i grandi temi di questo film: la felicità, l’amore. E penso che ognuno sia alla ricerca della propria stella, che soltanto il bambino dentro di loro aveva chiara davanti a sé. Amanda è un po’ l’emblema di questo, perché parte letteralmente per un viaggio, seguendo il proprio sogno. E forse lei ha sempre saputo che soltanto rimanendo bambini si cresce e si cambia senza snaturarsi».
Nella compagine di interpreti anche Enzo Garinei, alla sua ultima apparizione cinematografica prima della morte (lo vediamo fare coppia con Lucia Guzzardi), e poi Giulia Provvedi, Herbert Cioffi, Simone Brescianini e Claudia Campolongo, anche autrice della colonna sonora (arricchita dal brano del titolo, scritto da Giulio Sangiorgi e cantato da Malika Ayane, che si riserva una breve apparizione). «Io sono molto protettiva verso Amanda», anticipa Campolongo a proposito del suo personaggio, «ma alla fine mi rendo conto che la sua felicità è la cosa che conta».
La presentazione del film è stata anche l’occasione per ricordare Max Croci, scomparso nel 2018 e autore (con Marina Scirocco) della sceneggiatura iniziale di Rido perché ti amo, affidata poi alla riscrittura di Nocella, Francesca Romana Massaro e del regista: «Era ovviamente una cosa molto nelle sue corde», spiega Ruffini parlando della prima stesura, «io, senza stravolgerla, ho avuto il permesso di portarla su un versante diverso, mantenendo due componenti: la magia e l’incanto».