“HACKSAW RIDGE”: FEDE E GUERRA NEL NUOVO FILM DI MEL GIBSON

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Prima scena, subito a scansare ogni tipo di equivoco su quel che ci aspetta: ralenti di proiettili che impattano nei corpi, urla dentro e fuori campo, soldati in fiamme scagliati nell’aria. Hacksaw Ridge va giù pesante nello spettacolo della guerra, quasi come nella descrizione della spiritualità del protagonista. Mel Gibson è un cineasta che ama usare l’accetta pur se dotato di un acuto senso dello spettacolo e della composizione della scena. Qui poi, in questa storia vera, trova la massima combinazione delle sue predilezioni, un protagonista animato dalla fede più inattaccabile e una violenza inevitabile, incontrollata e grassamente “macha”. Desmond Doss è un virginiano seguace della Chiesa Avventista del Settimo Giorno.

Il padre si è abbruttito nell’alcool cercando di scordare l’orrore della Grande Guerra («lui odia se stesso»), in compenso l’infermiera Dorothy Schutte accende il suo cuore in un amore lieto e coccoloso come nei migliori romanzi Harmony. Ma la Guerra con i Giapponesi è alle porte e Desmond si arruola, deciso a fare il suo dovere, sia pure da obbiettore di coscienza. Inizialmente le gerarchie militari provano in tutti i modi (specie quelli cattivi) a rispedirlo a casa, poi accettano la sua composta determinazione: farà parte del personale di soccorso, non armato. E nell’inferno di Okinawa diventerà un’eroe, vessillo di misericordia, strappando al fronte tanti commilitoni feriti dalla morte certa («Signore, aiutami a trovarne ancora uno»). Per Gibson la guerra è indubbiamente orrenda («In tempo di pace i figli seppelliscono i padri, in tempo di guerra sono i padri a seppellire i figli») ma è anche teatro di spettacolo puro; qui ne fa uno show frastornante e stiloso di macelleria e adrenalina (profluvi di ralenti, di impatti di proiettili nei corpi, scontri belluini all’arma bianca, montaggi vertiginosi di scontri, scoppi, morti, fughe). Tanto diverso dalla asciutta e nevrotica rivisitazione della guerra dell’eastwoodiano American Sniper, ma per molti versi a lui simile e complementare nello schema e nell’ideologia del dovere a tutti i costi e della considerazione del nemico.