IL NOME DEL FIGLIO

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Italia, 2014 Regia Francesca Archibugi Interpreti Alessandro Gassmann, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Rocco Papaleo, Micaela Ramazzotti Sceneggiatura Francesca Archibugi, Francesco Piccolo Produzione Marco Cohen, Fabrizio Donvito, Andrea Occhipinti Distribuzione Lucky Red Durata 1h e 34′

In sala dal 

22 gennaio

Quella che doveva essere una tranquilla cena romana tra cinque amici e parenti, si trasforma per uno scherzo riuscito male in una scatenata e incattivita sequenza di rivelazioni tragicomiche. In casa dei coniugi Lo Cascio-Golino, arrivano il cognato Gassman in attesa della moglie incinta Ramazzotti più l’amico d’infanzia Papaleo. Siamo nella più variegata umanità di sinistra, inoltre i Pontecorvo (Golino e Gassman) sono figli di un senatore del PCI nonché ebreo e partigiano. Tutti hanno segreti, scheletri o scheletrini negli armadi passati, il cinico cazzeggiatore Gassman involontariamente li scoperchierà tutti o quasi dicendo che darà a suo figlio un certo e imbarazzante nome.

Da una caustica pièce teatrale francese diventata film di successo (Cena tra amici, 2012), un brillante ritratto generazionale a scavare tra le contraddizioni di quelli hanno superato i quaranta. Se qualche carattere è un po’ tirato dal copione sino alla caricatura (vedi l’intellettuale fumantino che si rimbambisce con i messaggini per non aprire gli occhi sulla sua realtà), la chimica tra i cinque attori funziona in maniera ammirevole – si capisce quanto si siano entusiasmati e impossessati delle parti in un’operazione al contempo personale ma assai attenta alle interrelazioni dei tipi – e il brio e le unghiate che fanno male si alternano con credibilità all’affetto e ai lampi di un passato non solo nostalgia canaglia (ma quando gli allora teen ager cantano e ballano su Telefonami tra vent’anni di Dalla, impossibile trattenere per noi anta brividini e singulti di commozione). Praticamente un manuale di sopravvivenza che Francesca Archibugi pennella con delicatezza e attenzione al realismo del dettaglio (la sua dote migliore sin dai tempi di Mignon è partita); del resto la sceneggiatura è stata riscritta da lei assieme al romanziere/saggista Francesco Piccolo. Una piacevolissima e ben congegnata commedia coprodotta a tre, l’Indiana di Marco Cohen e Fabrizio Donvito, la Lucky Red di Andrea Occhipinti, la Motorino Amaranto di Virzì.

Massimo Lastrucci