INTERVISTA SOCIAL CON ROBERTA MATTEI!

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Logo Ciak In MostraCIAK IN MOSTRA: ROBERTA MATTEI HA RISPOSTO COSÌ ALLE VOSTRE DOMANDE SU TWITTER E FACEBOOK!

 

Elegante, dai lineamenti raffinati e grandi occhi scurissimi, Roberta Mattei è alla 72. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica con Non essere cattivo, il film di Claudio Caligari, presentato fuori concorso. Dopo anni di teatro e tv, quest’opera ha segnato un punto di svolta professionale e umana per la giovane attrice romana:Â Â«È stata un’esperienza meravigliosa, entrare in contatto con un Maestro come Caligari ti cambia la vita ».

Ieri Roberta è stata nella redazione di Ciak in Mostra per rispondere alle vostre domande arrivate tramite Twitter e Facebook!

Roberta MatteiÈ la tua prima volta a Venezia, emozionata? Cosa si prova?

Entusiasmata, soddisfatta, fiera, provo un mix di sentimenti, soprattutto perché sono qui con il film di Claudio Caligari. Sono venuta a Venezia come attrice ma in realtà mi sento ancora spettatrice. Devo dire grazie a Valerio che ha rotto subito la tensione sul red carpet, sembravamo una squadra di calcio. Per me è stata la prima volta, ed era un sogno che coltivavo da vent’anni. L’emozione non è tanto il fatto di entrare in un circuito che a livello professionale è ottimo, quanto sfilare sul tappeto rosso con gli attori che Claudio amava e con un film di qualità.

Cosa ne pensi delle polemiche sul fatto che Non essere cattivo non è in Concorso?

Che Non essere cattivo meritasse di essere in concorso è scontato, capisco però le motivazioni per cui non è stato inserito. Magari osare un po’ di più sarebbe stato giusto, anche se onestamente non credo che il film risenta di questa “non partecipazione”.

Come sei entrata nel cast di Non essere cattivo?

Ho fatto un provino, ed era per la parte di Viviana in realtà. Quando sono stata chiamata, dopo un mesetto in cui non avevo ricevuto nessuna notizia, il direttore casting mi ha detto: «Roberta il Maestro vorrebbe vederti, ma per il ruolo di Linda », così sono andata ad incontrare Caligari, ho rifatto il provino e ho capito di essere stata presa dall’accordo di sguardi che c’è stato con Claudio. Ricordo che mi ha fatto un sorriso e mi ha detto «Ci vediamo presto » e sono ritornata a casa piena della sua dolcezza.

Amavi già il cinema di Caligari?

Sì, lui è legato a un autore, Pier Paolo Pasolini, che mio padre mi ha fatto conoscere quando ero ancora molto giovane. Sono una ragazza di periferia anch’io quindi l’attenzione su certe tematiche l’ho sempre avuta. Ho seguito con passione quegli artisti e quegli intellettuali che si occupavano degli altri, soprattutto degli ultimi. Sembra retorica ma per chi proviene dalla borgata invece è straordinario. Ti senti meno sola. L’unico punto di riferimento culturale della mia adolescenza era la biblioteca Pasolini e a teatro ho debuttato con una sua opera. Era destino incontrare Caligari, un regista che rivolge lo sguardo sul tipo di società in cui sono cresciuta, portando avanti in un certo senso il lavoro di Pasolini.

Quanto è stato importante Valerio Mastrandrea per il progetto e per te?

Per il progetto è stato fondamentale. Se non ci fossero stati l’amore di Valerio per Claudio, la sua determinazione e la voglia di dare la voce a un vero e proprio autore, questo film non sarebbe stato girato. Caligari era un uomo dal carattere intransigente, almeno nell’ambito lavorativo, fuori dal set era una persona di una dolcezza sconvolgente, e grazie a Valerio ha potuto realizzare una sceneggiatura che aveva in cassetto da tantissimi anni. È stata la sua seconda anima.

Sei tesa per l’uscita in sala di Non essere cattivo?

No, non sono tesa, so esattamente quello che succederà. Andando nei bar o prendendo la metro ho spesso sentito la gente comune che aspettava l’uscita del film di Claudio Caligari. Il cinema d’autore, quello di qualità, arriva alle persone.

Sei anche tu una ragazza di periferia, quanto di te c’è nel film di Caligari?

Nel film c’è sicuramente una parte della mia storia personale. Sono cresciuta in periferia, in un contesto sociale di emarginazione e possibilità in meno. Questa realtà però è stata per me un po’ una “finestra sul cortile”, dalla quale puoi vedere scorci diversi di umanità. Raccontare la vita nelle borgate attraverso gli occhi di Caligari è stato importante. Io la periferia l’ho sempre difesa credo sia un luogo dove si dovrebbe sviluppare qualcosa, non da escludere. Con la mia famiglia, che per me è stata fondamentale, ho un teatro e un’associazione culturale, che vogliono essere un’alternativa, infatti a 12 anni recitavo perché mi riuscivo così a sentirmi parte di una collettività diversa. La borgata ha delle regole interne umane differenti, ci sono dei codici. Impari a relazionarti con tutti; quando insegno a Rebibbia non ho problemi ad entrare in contatto con quell’ambiente, da subito devi stabilire una fiducia che non puoi tradire, e comprendo sguardi, modi di approcciare, di parlare.

Com’è stato passare dalle fiction al cinema?

Le fiction sono state il primo step, hanno segnato il passaggio dal teatro alla macchina da presa. Io però volevo fare qualcosa di diverso, ma non per snobbismo nei confronti della televisione. Fin da piccola sognavo lavorare nell’ambito del cinema autoriale e Claudio è tutto quello che potevo desiderare. È stata un’esperienza meravigliosa, entrare in contatto con un Maestro come Caligari ti cambia la vita,  sia per come concepisci il lavoro, sia per come ti senti parte della costruzione di un’opera che è ben diverso dalla realizzazione di un prodotto!

Roberta MatteiNon sei su Twitter…qual è il tuo rapporto con i social?

È vero, se avessi Twitter non saprei neanche come utilizzarlo, ho solotanto la pagina Facebook. I social sono vie di comunicazione importantissime, a patto che uno le sappia usare. Io sono una persona con la testa tra le nuvole e non riesco a investire tempo in questo, soprattutto perché mi sembra di toglierlo ad altre cose, e temo diventino troppo invasivi nella mia vita.

Progetti futuri? Ora farai cinema?

Ho smesso di chiedermi cosa farò e ho notato che da quando ho abbandonato l’ansia di dover “prendere” il lavoro è arrivato tutto quello che desideravo. Non ho strategie, secondo me bisogna solo aspettare di incontrare mondi che corrispondano con quello che è il tuo. Credo che essere un’attrice non significhi solo recitare ma anche insegnare, leggere, nutrirsi continuamente.

Quali sono i tuoi attori e attrici di riferimento?

I miei spiriti guida sono Silvana Mangano, Monica Vitti, Franca Valeri, Giulia Lazzarini, Valentina Cortese e adoro Cate Blanchett. Amo anche i grandi attori anni Sessanta-Settanta, maestri che hanno fatto storia. Il mio preferito è Nino Manfredi perché è uno di quegli attori che ha saputo utilizzare la misura nel cinema, ed è una qualità rara.

Quali sono i tuoi registi preferiti? Con chi vorresti lavorare in Italia?

Registi che apprezzo ce ne sono tanti: Paul Thomas Andreson, Wes Andreson, Peter Greenaway, Lee Hae-jun. Un regista italiano con cui mi piacerebbe lavorare è Paolo Sorrentino, ma anche Giorgio Diritti, e ci sono alcuni giovani registi emergenti che trovo interessanti.

Rudy Ciligot