DETTO MARIANO E IL SUO “AMORE TOSSICO”

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Se il suo nome potrebbe non dirvi molto ci pensano i testi e la musica che ha scritto e arrangiato in oltre cinquant’anni di carriera a parlare per lui. Compositore, direttore d’orchestra, paroliere, produttore e arrangiatore. Non si esagera quando si definisce Detto Mariano un tassello fondamentale nella storia della musica leggera italiana. Dal Clan di Celentano a Mina, passando per un giovane Lucio Battisti fino alle colonne sonore di pellicole come Yuppi Du o Il Bisbetico Domato. Una lunga e prolifica carriera nella quale, tra i tanti titoli musicati, spicca quello di Amore Tossico, cult del 1983 firmato dal Maestro Claudio Caligari. Un film capace di raccontare con sguardo autentico quanto crudo il mondo della tossicodipendenza attraverso le storie dei suoi protagonisti, da Ciopper a Loredana, divisi tra Ostia e Centocelle. Lo scorso maggio, grazie alla Penny Records, è uscita per la prima volta la colonna sonora composta da Detto Mariano, accompagnata da una reinterpretazione eseguita dalla band romana La Batteria. Abbiamo contattato il compositore per farci raccontare la genesi del progetto, scoprendo qualche aneddoto inedito legato alle musiche del film e ai suoi protagonisti.

Dalla sala d’incisione al clamore suscitato a Venezia, quali ricordi le ha riportato alla mente l’uscita della colonna sonora di Amore Tossico?

Il clamore attorno al film l’ho vissuto attraverso i giornali perché non ero a Venezia. Per quello che riguarda la registrazione è avvenuta in una sala d’incisione attraverso uno strumento all’epoca molto innovativo, il Fairlight, il primo computer musicale, una specie di valigia alta settanta centimetri e profonda cinquanta. Per la prima volta non sono andato in sala con un’orchestra come ero abituato fino a quel momento.

Come ha lavorato con Claudio Caligari? Vi conoscevate già prima della collaborazione?

Caligari era entusiasta di quello che permetteva questa nuova forma di espressione musicale. Fu indirizzato verso di me dall’editore musicale Giuseppe Giacchi che aveva già visto il Fairlight e lo riteneva compatibile con Amore Tossico. Chiesi a Caligari di vedere il film per capire se anch’io ero compatibile con quello che aveva realizzato.

Cosa accadde?

Andai in moviola per vederlo e rimasi scioccato. Ho avuto l’impressione di trovarmi davanti ad un documentario per la veridicità di certe scene. Caligari, a differenza di altri registi, non aveva messo brani di repertorio provvisori per indirizzare i musicisti verso la propria visione musicale. Gli dissi addirittura che non ero sicuro ci andasse la musica perché pensavo, come accade spesso anche nei tg, che il commento musicale avrebbe rovinato la forza di quelle immagini, trasformando la realtà in finzione.

Invece andò diversamente…

Sì, ma ci misi un po’ a trovare le sonorità giuste all’interno del Fairlight, un campionatore e non un sintetizzatore come viene spesso impropriamente considerato. Bisognava gestire uno strumento che aveva al suo interno dei suoi veri. Ho cercato delle chitarre elettriche distorte perché il film che avevo visto era per me straziante.

Come venne accolta la sua colonna sonora?

Le racconto un aneddoto. Qualche giorno fa ho incontrato Michela Mioni, protagonista del film, che mi ha confidato come tutto il gruppo degli attori fosse contrario e negativamente impressionato dalla mia musica. Parlarono con Caligari per dirgli che avrebbero chiamato un loro amico musicista perché il film per come l’avevo musicato io non gli andava bene. Fino allo scorso anno continuarono a chiedergli perché mi avesse fatto fare quel tipo di musica. Poi però mi ha anche detto, forse ironicamente, di essersi accorta che ero avanti di trentacinque anni.

Cosa non accettavano del suo commento musicale?

Credeva di aver girato un film leggero per ritrovarsi invece, con la mia musica, in una pellicola drammatica. Caligari non mi disse mai nulla di tutto questo, anzi chiamò Marco Ferreri per consigliarli il mio nome per un film che stava girando in quel periodo.

Moltissime colonne sonore composte per film dai generi più disparati, dalla commedia alla fantascienza. Questo le ha permesso di sperimentare ma immagino abbia dovuto trovare un equilibrio, come in Amore Tossico, per non “sovraccaricare” le immagini.

Esattamente. Quando accennavo al fatto che il film fosse difficile da musicare era proprio per questo motivo ed è proprio quello che ho cercato di evitare. Se la musica è inserita in modo tale da sembrare di far parte della scenografia e della logica del film allora si sostiene, come se fosse uno dei protagonisti. Se, invece, diventa predominante sulla scena per me la rovina.

Lei ha arrangiato e scritto alcuni dei brani più celebri della musica leggera italiana e le sarà capitato di ascoltare le versioni di altri artisti o cover band. Ma quale effetto le ha fatto la reinterpretazione della colonna sonora del film da parte de La Batteria?

Mi hanno fatto ascoltare il cd rivisitando otto temi del film. È stata una sorpresa perché hanno fatto una cosa di difficile realizzazione. Lo so perché è un’operazione che spesso ho dovuto fare anch’io. Quella cioè di prendere le musiche di altri e rivisitarle, salvando però l’anima del compositore, inserendo elementi personali che possano convivere con la sua idea base. Ci sono riusciti al meglio. Ascoltando la loro versione mi sono sentito valorizzato. Hanno cercato sonorità personali ma vicine a quelle originali e l’atmosfera psicologica dei brani è rimasta la stessa. Un piccolo capolavoro.

Quando guarda un film riesce a scindere la visione dal suo essere compositore?

Non riesco più a guardarlo come spettatore, faccio una grandissima fatica. Inoltre sono anche un’amante del montaggio per cui quando guardo un film lo devo vedere tre volte per capire di cosa tratta. Devo capire perché un musicista ha inserito un determinato tema.

Quali sono i compositori contemporanei che apprezza maggiormente?

Il numero uno nel campo delle colonne sonore per me si chiama Ennio Morricone. Sulla stessa linea c’è Nicola Piovani, anche lui un Premio Oscar.

A cosa sta lavorando in questo momento?

Ho scritto un brano natalizio che presto verrà inciso da uno dei più grandi cantanti italiani. Il pezzo si chiama “Mille e Mille” e ho la presunzione di sperare che possa diventare uno dei classici di Natale. Inoltre, proprio in questi giorni, sto lavorando con Charles Aznavour per adattare in italiano alcuni dei suoi ultimi brani che in settembre presenterà in un concerto all’Arena di Verona.