KIP THORNE SPIEGA A ROMA I SEGRETI DI “INTERSTELLAR”

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Quand’è uscito al cinema, nel novembre del 2014, Interstellar ha scatenato un vero e proprio dibattito con tifoserie opposte fra chi lo considerava un capolavoro e chi una “boiata pazzesca” come diremmo noi a Ciak. Di fatto, però, quello di Christopher Nolan è un film che ha cambiato per sempre la fantascienza al cinema, trasportandoci nell’iperspazio con una spettacolarità visiva fino a quel momento impensabile. Il merito è anche del fisico teorico Kip Thorne che ha collaborato alla sceneggiatura dando consistenza specifica a (quasi) tutto quello che vediamo sullo schermo, anche al celeberrimo “wormhole”, i cunicoli spazio-temporali che collegano un universo a un altro, e i buchi neri.

A spiegare come la scienza si sia sposata con le modalità narrative del regista è intervenuto questa sera a Roma proprio Kip Thorne con una masterclass nell’ambito dell’incontro “Explorers – Scoprire lo spazio” organizzato da Fondazione Cinema per Roma, CityFest, ASI – Agenzia Spaziale Italiana e Apriti Cielo all’Auditorium del MAXXI. Thorne, che oltre ad essere uno studioso specializzato proprio in buchi neri e salti temporali è anche un bravo divulgatore, ha raccontato come sono nati, proprio dai suoi calcoli e dalle sue equazioni le straordinarie immagini del “wormhole” che Cooper/Matthew McConaughey attraversa con l’equipaggio della nave spaziale Endurance, il buco nero e i suoi contorni luminosi, il tesseratto.

La prima regola che Thorne ha concordato con Nolan? Nessuna legge della fisica sarebbe stata violata dal film. «Prima di tutto, ho consegnato a Jonathan Nolan, fratello del regista e co-sceneggiatore, una quarantina di libri da leggere su geofisica, scienze planetarie, astrobiologia, relatività, cosmologia. La sfida del resto era grande: prima di allora nessuno aveva osato azzardare una rappresentazione del buco nero in nessun film hollywoodiano».

Il dipartimento di effetti speciali ha quindi combinato i dati matematici forniti da Thorne per realizzare le immagini della galassia aliena e del wormhole. «Vista una delle prime clip, però, il risultato non era abbastanza spettacolare. Così, dal momento in cui Cooper spinge la cloche per entrare nel wormhole Nolan si è preso qualche licenza artistica. Fino a quel punto, però, tutto ha una spiegazione scientifica». Anche l’ipotesi che sul pianeta esplorato da Miller s’invecchi di 7 anni ogni ora, l’espediente narrativo che permette a Cooper di rincontrare sua figlia (Jessica Chastain) lascaita bambina e diventata una scienziata di trent’anni.