LA COMMEDIA ITALIANA RIESCE ANCORA A FAR RIDERE?

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Dopo la riflessione del nostro direttore Piera Detassis, ecco un’altra opinione sullo stato della commedia italiana firmata da Michele Anselmi (da Il Secolo XIX e Cinemonitor)

MA FARÀ RIDERE? L’OSSESSIONE DEL CINEMA ITALIANO. ADESSO CI RIPROVA SALEMME

La domanda cruciale, ripetuta ossessivamente da produttori, registi e attori come succedeva in quella scena della Terrazza di Ettore Scola, è una sola: «Ma fa ridere? ». Fosse facile far ridere. Oggi poi? Nulla sembra più incassare al cinema in questa ripresa d’autunno, a parte il fanta action movie Lucy di Luc Besson a un passo dai 6 milioni di euro. Neanche le commedie funzionano più, specie le italiane. Fratelli unici con la coppia Luca Argentero & Raoul Bova ha superato a stento 1 milione di euro con 350 copie: un disastro. Peggio va La buca, protagonisti Sergio Castellitto & Rocco Papaleo: non si smuove dai 600 mila, quasi avesse la recensione iscritta nel titolo. Da giovedì 9 ottobre è in giro Tutto molto bello, che il livornese Paolo Ruffini ha cucito su di sé e lo “stracult” Frank Matano sperando di capitalizzare in tutta fretta – e si vede, siamo al grado zero dell’alfabeto cinematografico – il successo arrivato l’anno scorso con Fuga di cervelli. Giovedì 16 ottobre Soap Opera, con Fabio De Luigi & Diego Abatantuono, inaugura il Festival di Roma per uscire subito dopo nella speranza di piacere; chiude la kermesse quirite Andiamo a quel paese di Ficarra & Picone. Poi a novembre tocca a La scuola più bella del mondo di Luca Miniero con l’inappuntabile preside toscano Vittorio De Sica alle prese con una caciarona scolaresca campana capitanata dal prof Rocco Papaleo. La zolita zuppa: scontro di culture regionali. E già passa su You-tube il teaser del cine-panettone di De Laurentiis, Un Natale stupefacente, con Lillo & Greg.

Avete capito. Neanche si prova più a insaporire la commedia con qualche riferimento alla società circostante, tanto per fingere di riallacciarsi alla gloriosa tradizione di Monicelli e amici. Si opta per la farsa idiota, goliardica, così leggera da essere inconsistente, affollata di facce sui manifesti, tipo squadre di calcio. Non resta che sperare in Buoni a nulla di Gianni Di Gregorio, dove un magnifico sessantenne alla Jacques Tati, incarnato dal regista di Pranzo di Ferragosto, deve difendersi dai colleghi d’ufficio, dalla vicina di casa pestilenziale, dalle pretese impossibili della ex moglie. La riscossa delle “pantere grigie”?
A proposito di giovani: Vincenzo Salemme ha appena presentato il suo nuovo film, si chiama …e fuori nevica!, come la commedia teatrale di grande successo allestita vent’anni fa. Stesso cast, il comico partenopeo, nel ruolo di un inascoltabile cantante da navi di crociera che si fa chiamare David Carradine e i suoi Arancini mattatore tra il depresso Carlo Buccirosso, il picchiatello Nando Paone e il notaio Maurizio Casagrande, più qualche new entry per riscaldare la minestra, e cioè Margareth Madè che fa la bella cieca e Giorgio Panariello che fa un greve romano da macchietta. L’effetto? Una sequela di sketch in chiave di cabaret napoletano, qualcuno pure azzeccato grazie al rodaggio teatrale degli interpreti, un pizzico di Totò tra equivoci, citazioni e giochi di parole, per raccontare la storia di tre fratelli, ciascuno a suo modo disturbato, costretti a convivere nella casa di mammà ricevuta in eredità. A teatro …e fuori nevica! finiva tragicamente, con una morte collettiva e inattesa attraverso morfina; al cinema, pur lasciando la curvatura drammatica legata al tema dell’eutanasia che irrompe nella farsa, s’è preferito appiccicare un lieto fine affinché il pubblico non si intristisse uscendo dalla sala. Non per niente la canzoncina di Paolo Belli sui titoli di coda fa come ritornello: «Rido oh oh / Rido ah ah ». Come volevasi dimostrare.

Michele Anselmi