Louise Brooks, la divina: un inedito alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone

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Sjostrom, Vidor, Ozu, Lubitsch, per non parlare di Dreyer, Murnau, Griffith e Protanazov (presenti tutti in cartellone). Davvero la 36ma edizione delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone (30 settembre – 7 ottobre), prestigioso e irrinunciabile appuntamento annuale con il cinema prima del sonoro (ricchissimo, vario e spettacolare come non potreste mai immaginarvelo) ha imbandito un menu da cinefili gourmet.

Si parte (più precisamente si tratta di una pre-apertura) con The Wind il capolavoro di Victor Sjostrom (e l’interpretazione meravigliosa di Lilian Gish) con la partitura speciale di Gunter Buchwald che dirige la Zerorchestra e l’Accademia d’archi Arrigoni (a Sacile venerdì 29 settembre), si chiude in pompa magna con Il principe studente di Ernst Lubitsch, con  partitura del grande Carl Davis. Tra i due masterpieces, un cartellone come sempre fittissimo, straricco di percorsi.

Now We’re in the Air

L’apertura ufficiale, sabato 30, è affidata quasi a un must della manifestazione, La folla, film chiave (anche per il linguaggio innovativo per l’epoca, ma che colpisce ancora oggi) di King Vidor, con musiche eseguite dall’orchestra San Marco di Pordenone diretta da Carl Davis. Poi riflettori puntati specialmente sulle donne, anzi sulle femmine. Protagoniste della proposta forse più sostanziosa di questa edizione sono infatti le signore più o meno folli, di quel cinema fastoso e leggendario. Con una Louise Brooks ritrovata (un frammento – 20 minuti – di Now We’re in the Air, considerato perduto sino a oggi), le mitiche Pola Negri (ben tre film con lei, tra cui La tessera gialla, domenica sera, con musiche klezmer di Alicia Svigals e Marilyn Lemer e una Carmen diretta da Lubitsch, mercoledì sera!) e Theda Bara, la star per cui venne coniato il termine “vamp”, qui proprio nel film che la rese un’icona, A Fool There Was (venerdì sera). Faranno loro contorno la sezione “Nasty Women”, ovvero le signore sboccate, con selezione di film americani degli anni ’10 e le italiane, spesso pepate, Leda Gys, Gigetta Morano e la “sciantosa” Anna Fougez.

Altra sezione corposa, quella dedicata al cinema etnografico, con l’Asia centrale scoperta dal cinema sovietico, la Persia dall’italiano  Marco Piacenza, l’Africa vista dai documentaristi norvegesi, una sezione dedicata al nostro grandissimo Luca Comerio.

Infine, quasi delle code dalle edizioni precedenti, con La nascita del western, documentari  sulla Grande Guerra, il cinema muto giapponese (postsincronizzato), comiche con Max Davidson (una riscoperta delle edizioni precedenti), il cinema svedese; e ancora: il premio Jean Mitry, le lezioni Masterclass, gli incontri, il mercato, insomma tutto quello che è quasi gloria e ormai tradizione di un festival che – come potrebbe enfaticamente declamare qualche speaker entusiasta – “tutto il mondo ci invidia!”. Tanto che in effetti arrivano da tutto il mondo per parteciparvi.

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