QUELLA SPORCA DOZZINA: 12 FILM MEMORABILI SULLA SECONDA GUERRA MONDIALE

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70 anni fa finiva la Seconda Guerra Mondiale: 12 film memorabili sul conflitto in Europa (in esclusivo ordine di apparizione…)

Paisà

PAISÀ (1946) di Roberto Rossellini. Tra le macerie, uno dei capolavori del neorealismo che hanno riscattato il cinema italiano aprendolo al mondo. In sei episodi seguiamo l’esercito americano a liberare l’Italia, dallo sbarco in Sicilia sino al Po, col massacro di un gruppo di partigiani, un paracadutista americano in fuga e i contadini che li hanno ospitati. Sei mesi di lavoro con mezzi di fortuna e sceneggiatura di Fellini, Amidei e Pratolini. Fondativo e commovente.

La caduta di Berlino

LA CADUTA DI BERLINO (1949) di Mikhail Chiaureli. Se si riesce a scavalcare il taglio propagandistico, oggidì più ridicolo che insopportabile, la storia dell’arrivo dell’Armata Rossa nella capitale nazista, con Stalin padre nobile e Hitler criminale suicida. Il protagonista Aleksej è il proletario stakanovista tipo, eroe del popolo che ritrova la fidanzata deportata in Germania ed è sempre in prima fila. Grandiosi combattimenti girati senza economia di mezzi. Indubbiamente un’epopea in cui non mancano momenti musicali e coreografici. Cinema di regime al suo meglio/peggio.

Attack Robert Aldrich

PRIMA LINEA – ATTACK (1956) di Robert Aldrich. Ardenne ’44: il codardo e raccomandato capitano Cooney manda allo sbaraglio un battaglione. Pur accerchiati e decimati, l’eroico caposquadra Costa più qualche altro sopravvivono, giurando di vendicarsi. Praticamente la lotta di classe al fronte, per uno dei film più antimilitaristi e crudi mai girato. Non per caso l’esercito USA si rifiutò di collaborare. Maiuscoli gli interpreti, oltre a un Jack Palance indimenticabile, altri tre habituè del cinema rude-democratico di Aldrich: Eddie Albert, Lee Marvin e Richard Jaeckel.

I dannati di Varsavia

I DANNATI DI VARSAVIA (1957) di Andrzej Wajda. La capitale polacca nel settembre del 1944 si ribella al giogo nazista. In attesa dell’arrivo dell’Armata rossa accampata sulla Vistola, si scatena una diffusa e squilibrata battaglia tra le vie e le fogne della città. Una compagnia di partigiani cerca di raggiungere il centro tra i cunicoli del sottosuolo, in una sanguinosa Odissea. Realismo e intensa drammaticità per uno dei capolavori del primo Wajda, giusto Premio Speciale della Giuria al 10° Festival di Cannes.

Il giorno più lungo

IL GIORNO PIÙ LUNGO (1962) di Ken Annakin, Andrew Marton, Bernhard Wicki, Darryl F. Zanuck. Un kolossal di oltre 3 ore, a più punti di vista, che ricostruisce attendibilmente lo sbarco in Normandia il 6 giugno 1944, mescolando quadro storico ed episodi individuali. Il cast è così stracarico di star che a momenti si fa prima a dire chi non c’era. Magniloquente sino al punto di smarrire a volte il senso del ritmo dello spettacolo, con una colonna sonora in cui spicca una marcia che si fischietta ancora oggi (è di Paul Anka, qui anche attore).

Infanzia di Ivan

L’INFANZIA DI IVAN (1962) di Andrej Tarkovskij. Solo ai maestri è concesso di debuttare con un capolavoro. In un mirabile bianco e nero, la dolorosa epopea di un orfano alle soglie dell’adolescenza. Con la famiglia massacrata dai tedeschi, Ivan si lega a tre soldati dell’Armata Rossa accettando di fare loro la spia oltre la linea del fuoco. Evitata ogni mistica eroica, nella narrazione si sottolinea soprattutto la violenza subita da un’infanzia cui è stato tolto tutto. Magnifico, con immagini stupende, allora scandalizzò gli ortodossi del contenuto, ma vinse ex aequo il Leone a Venezia.

QUELLA SPORCA DOZZINAQUELLA SPORCA DOZZINA (1967) di Robert Aldrich.
Ovvero: i tempi stanno cambiando e il war movie si mescola ad altre suggestioni. Per un’impresa suicida, il maggiore Reisman utilizza un branco di galeotti della peggior specie. Riuscirà a farne dei soldati, addirittura meglio di quelli regolari e perbene! Il tono beffardo e la recitazione di un team di super duri (Da Lee Marvin a Charles Bronson, da John Cassavetes a Telly Savalas e un giovane Donald Sutherland) ne han fatto uno dei più grandi successi della Hollywood di quegli anni.

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ARDENNE ’44 UN INFERNO (1969) di Sidney Pollack. 8 soldati americani (li guida Burt Lancaster) si asserragliano in un antico castello belga, ricco di opere d’arte. Aspettano al varco i tedeschi annunciati in arrivo. In attesa, per la prima volta scopriamo che le differenze sociali, culturali e razziali (il narratore è un soldato di colore), contano nell’esercito USA, eccome! Discontinuo e disordinato, ma con dialoghi e momenti assolutamente indimenticabili (come il personaggio del fante Peter Falk che molla tutto per fare il fornaio).

la croce di ferroLA CROCE DI FERRO (1977) di Sam Peckinpah. I tedeschi sul fronte russo sono in difficoltà. Ma all’ambizioso capitano Stransky importa solo di riuscire a guadagnarsi l’ambita onoreficenza della Croce di Ferro. A rendersi conto della sua sempre più evidente incapacità e follia è il sergente Steiner che la medaglia se l’è già guadagnata sul campo per atti eroici. Un duello all’ultimo sangue in un violentissimo caos, iperbolico sino all’onirico come è nelle caratteristiche del cinema di un maestro visionario e sfrenato come l’autore di Il mucchio selvaggio. Probabilmente la miglior interpretazione di James Coburn.

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IL GRANDE UNO ROSSO (1980) di Samuel Fuller. Guidati dalla mano matura ed esperta del sergente Possum/Lee Marvin, quattro reclute si fanno le ossa lungo tutta la guerra, dall’Africa alla Sicilia, dalla Normandia al Belgio e in Cecoslovacchia alla scoperta dei lager. Un progetto di film che “il selvaggio” Fuller covò per più decenni, arrivando persino a pubblicarlo come romanzo. Finalmente realizzato grazie anche a Peter Bogdanovich, ha rivelato tutta la robustezza e la finezza del suo impianto drammatico, con peraltro punte di imprevedibile humour.

salvate-il-soldato-ryanSALVATE IL SOLDATO RYAN (1998) di Steven Spielberg. E chi se li scorda più quei venti minuti e rotti dello sbarco in Normandia girati lì in mezzo all’azione, un infermo di proiettili, urla, rumori ed esplosioni? Dopo un tale squarcio di cinema capolavoro, il film un po’ si siede, seguendo l’impresa del comandante Miller/Tom Hanks comandato a recuperare il soldato Ryan unico rimasto di cinque fratelli tutti al fronte. Spielberg quando abbonda di retorica non frena e tra combattimenti e dialoghi si scorrazza tra il facile patriottismo e il già visto. Ma quella prima parte vale tutti i 5 Oscar che si è accaparrato, regia compresa.

Bastardi-senza-gloriaBASTARDI SENZA GLORIA (2009) di Quentin Tarantino. Chiudiamo con il più improbabile dei war movies, un pulp fiction nella seconda guerra mondiale che si inventa persino un riuscito attentato a Hitler. Nella Francia ancora occupata, le imprese di 8 super soldati ebrei che hanno come unico ordine quello di uccidere più soldati tedeschi che possono, seminando terrore. E loro, guidati da Brad Pitt lo sanno fare. Prolisso, verboso e divertente (sia pure a sprazzi). Peraltro a fare la parte del leone – e questo è un errore imperdonabile – più che Pitt è la scoperta Christopher Waltz, nei panni di un istrionico e spietato colonnello Landa.

Massimo Lastrucci