“RONALDO”: IL DOCU-FILM SU CR7 FINALMENTE AL CINEMA

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Il 9 novembre sarà nei cinema di tutto il mondo Ronaldo, il doc sul fuoriclasse portoghese del Real Madrid. Per tutti i calciofili, e non soltanto

Cristiano Ronaldo SportingDopo Lionel Messi, Cristiano Ronaldo. Sembra che la mania del documentario sportivo sia destinata a non interrompersi: tra motori (Fino all’ultima staccata, l’imminente Steve McQueen – Una vita spericolata) e pallone (Messi – Storia di un campione), negli ultimi mesi le sale stanno proponendo un buon numero di opere che ripercorrono le vite degli idoli dei nostri tempi. Storie di asfalto e gomme, ma anche di doppi passi e gol impossibili, sempre all’insegna di uno storytelling capace di avvincere ed emozionare. A giugno, abbiamo visto il lavoro di Álex de la Iglesia sul campione argentino del Barcellona; e finalmente, il 9 novembre, potremo confrontarlo con il film di Anthony Wonke sul fuoriclasse portoghese del Real Madrid. La rivalità si accende, anche al cinema. E quella tra Messi e Ronaldo è una delle più entusiasmanti e fortemente connotate nella storia dello sport: un po’ come quelle tra Björn Borg e John McEnroe, tra James Hunt e Niki Lauda, tra Rafa Nadal e Roger Federer. Tra Valentino Rossi e Marc Márquez. I loro approcci al lavoro sono completamente diversi: la loro carriera ha permesso che diventassero icone in grado di rappresentare due modi di intendere lo sport (e la vita) quasi agli antipodi.

RONALDO BALLONDOR

Chi preferisce Messi ne ammira non soltanto la classe cristallina, ma anche la grande professionalità e la “normalità”: le notizie da gossip non prevarranno mai su quelle relative ai suoi gesti tecnici, alle sue prodezze dentro il campo. Chi, invece, si schiera dalla parte di Cristiano, si riconosce nella sua vulnerabilità: Ronaldo è il calciatore per eccellenza. Nato a Funchal nel 1985, una città dell’arcipelago di Madeira, e figlio di un magazziniere, si trasferì a dodici anni a Lisbona per giocare nello Sporting: il suo ingresso nelle giovanili non fu dei migliori, perché il suo accento era quello tipico dell'”isolano”, il suo look sin troppo tamarro e il suo modo di parlare, spesso, grammaticalmente scorretto. Ciononostante, Cristiano Ronaldo è un predestinato e a soli diciassette anni debutta in prima squadra. Oggi, è un campione immenso, vincitore di due Champions League e di tre Palloni d’oro, amatissimo proprio per la sua assenza di “normalità”: il numero di “fidanzate” potrebbe non essere inferiore a quello delle sue reti con la maglia del Real Madrid, che superano le duecentocinquanta. Un’anormalità che, però, può anche manifestarsi in tutta la sua fragilità: come nel gennaio del 2014, quando, dopo essere arrivato per quattro anni di fila alle spalle di Messi nella classifica finale per il Pallone d’oro, pianse in mondovisione per la vittoria di un premio che, senza il giocatore argentino, avrebbe fatto sempre suo. Lacrime di gioia, di insofferenza, di liberazione: quelle che possono essere versate soltanto da un uomo, mai da uno sportivo “normale”.

Emiliano Dal Toso