“VIVA LA SPOSA”: CINQUE DOMANDE AD ASCANIO CELESTINI

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Teatro, televisione, cinema. Ascanio Celestini parla di Viva la sposa, il suo secondo film da regista, presentato all’ultima Mostra del cinema di Venezia nelle Giornate degli Autori

Come è nata l’idea del soggetto di Viva la sposa?

Mi interessava raccontare un gruppo di persone che vive in maniera molto fatalista, che non fa progetti, che non pensa al futuro. Non perchè abbiano paura di non arrivare alla fine del mese, ma perchè per loro il futuro non esiste proprio. Non lo prendono neppure mai in considerazione. A tal proposito, la sposa può essere interpretata da qualcuno come il simbolo dei mezzi di comunicazione di massa, per qualcun altro è l’estraneo che arriva in un mondo che non ha senso. Quello che so per certo è che i miei personaggi non hanno mai un significato univoco. Il mio augurio è che ciascun spettatore possa farsi la sua personale interpretazione.

Perchè hai scelto come location il Quadraro di Roma? viva-la-sposa-poster-e-nuove-immagini-dal-film-di-ascanio-celestini-v3-238729-1280x720

Il Quadraro è un posto che conosco bene, dove ho fatto già tante cose. Era il quartiere di mio padre, innanzitutto. Molti lo conoscono per il nome ma nessuno lo attraversa mai: la gente ci passa per caso, nessuno va al Quadraro perchè vuole andarci. Eppure, è vissuto da una comunità molto forte, che cresce di anno in anno sempre di più. È un posto fatto di gente, a cui sono affezionato.

Come ti sei trovato in questa tua seconda esperienza dietro la macchina da presa, dopo La pecora nera?

Il primo giorno sul set de La pecora nera mi ero trovato completamente impreparato: non sapevo assolutamente niente, e ho imparato giorno dopo giorno il mestiere, facendolo. Sul set di Viva la sposa, ho capito che la cosa straordinaria è che il regista è il più incapace di tutti: l’attore, ad esempio, conosce molto meglio il proprio corpo e la propria voce del regista. Dal direttore della fotografia al carpentiere, tutti sanno qualcosa in più del regista, che conosce poco di tutto. Io mi sono limitato a raccontare la mia idea del film, senza imporla. Un film viene fatto da tanti, tutti specializzati in qualcosa, e il regista non fa altro che cercare di coordinare e assemblare.

set-ascanio-celestini-01-b03c6Come è nata la collaborazione con i fratelli Dardenne, tra i produttori di Viva la sposa?

Li abbiamo contattati soprattutto per una questione economica: in Italia non avevamo trovato abbastanza soldi e, così, li abbiamo cercati all’estero e li abbiamo trovati in Francia e in Belgio. I Dardenne mi conoscevano bene come attore di teatro e drammaturgo perchè in Belgio sono andati in scena diversi miei spettacoli, come Discorso alla nazione, che continua ad avere delle repliche.

 

Dopo Viva la sposa, puoi finalmente considerarti un regista di cinema a tutti gli effetti?

Non lo so, non credo. Faccio fatica a considerarmi sia un regista che un attore. Quello che faccio, innanzitutto, è un lavoro di ricerca, che mi porta a scrivere delle cose. Quello che scrivo, se mi risulta ancora interessante, cerco poi di comunicarlo. So che tutto è sempre e comunque legato al mio vissuto. In Viva la sposa, così come ne La pecora nera, ho cercato di raccontare cose che ho conosciuto direttamente, delle realtà in cui ho ritrovato degli elementi molto concreti che, paradossalmente, possono avere risvolti surreali, ma che sono quanto di più autentico possa esserci.

 Emiliano Dal Toso