Conquest, lo strano caso del regista della serie Netflix da 55 milioni

Carl Rinsch sembra perso tra Investimenti sconsiderati, farmaci e cryptovalute

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CONQUEST set

Era stato il New York Times a sollevare la questione relativa alla mai realizzata serie Conquest, commissionata da Netflix al regista di 47 Ronin Carl Rinsch. Un progetto costato più di 55 milioni di dollari il cui futuro sembra essere meno confuso e surreale – essendo stata cancellata senza che ne sia mai stato prodotto un solo episodio – dello sviluppo dello strano caso che sembra circondarlo.

Nonostante il sostanziale insuccesso del film del 2013 con Keanu Reeves, infatti, la piattaforma di streaming aveva deciso di puntare sul 43enne britannico (in precedenza autore del solo The Gift, corto del 2010) per una costosissima epopea fantascientifica in tredici episodi. Per assicurarsi i diritti della quale aveva persino dovuto sfidare colossi come Amazon e HBO, convinta di avere in mano un potenziale franchise alla Stranger Things in grado di generare sequel e spin-off.

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Una vittoria di Pirro, nel vero senso della parola, visto che – a quel che appare – Rinsch avrebbe sperperato i soldi ricevuti in criptovalute come Dogecoin, beni di lusso, abiti firmati, 5 Rolls-Royce, una Ferrari e azioni, ma in generale dando inquietanti segni di poca lucidità che qualcuno ha definito persino “deliri”. Si parla di email inviate ai colleghi sostenendo di aver “scoperto il meccanismo di trasmissione segreto di Covid-19” o della capacità “di prevedere i fulmini“, ma anche di abuso di farmaci e accuse alla moglie di complottare per assassinarlo.

Come non bastasse, Rinsch ha poi intentato una causa a Netflix per “violazione del contratto”, sostenendo di dover ricevere ancora 14 milioni di dollari dallo streamer. Che al momento pare negare decisamente, tenendo a sottolineare – per tramite del suo portavoce Thomas Cherian – di aver fornito finanziamenti e supporto alla serie, ma che “dopo molto tempo e sforzi, è diventato chiaro che il signor Rinsch non avrebbe mai completato il progetto concordato“.

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Un esito inimmaginabile, anche a guardare la storia pregressa del filmmaker, definito “eccentrico” dagli amici e che pare avesse l’abitudine di raccontare storie sulla propria infanzia, sostenendo di essere cresciuto in Africa e che suo padre fosse una spia.

Dal quale si attende una risposta ufficiale. O una spiegazione del perché abbia continuato a soddisfare le richieste del regista che già nel suo primo film – costato 175 milioni di dollari e arrivato a incassarne al massimo 155 – aveva sforato il budget, prolungato le riprese oltremodo ed era stato chiuso fuori dalla sala di montaggio durante la post-produzione… Con la moglie, la modella e stilista uruguaiana Gabriela Rosés Bentancor, come racconta il Times, aveva lavorato al progetto della serie TV sci-fi su un genio che inventa una specie chiamata Organic Intelligent da inviare nei punti problematici per fornire aiuti umanitari ma che alla fine si rivolta contro gli umani, la cosiddetta White Horse (in riferimento al primo cavaliere dell’apocalisse) durante le cui riprese Rinsch pare insistesse per girare anche per 24 ore di fila, in Kenya, e la cui protagonista è andata in ipotermia mentre girava una scena a gambe nude nella neve in Romania.

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Un progetto complicato, sopravvissuto grazie all’aiuto dell’amico Keanu Reeves, intervenuto nella produzione, ma che gli ha permesso di presentare sei brevi episodi dai quattro ai dieci minuti a streamer e network in un momento nel quale questi erano più propensi a investire, riuscendo a strappare l’accordo che lo ha portato a iniziare le riprese di Conquest a San Paolo del Brasile, a Montevideo e a Budapest. Dove, dopo giorni senza dormire, il regista avrebbe accusato del suddetto complotto la moglie, decisasi definitivamente ad avviare le procedure per il divorzio.

Proprio la Bentancor, in seguito alle intemperanze mostrate nei suoi confronti e dei tanti collaboratori sul set, ha dichiarato che in seguito a una diagnosi di autismo e ADHD, il marito avrebbe iniziato ad assumere – tra i vari farmaci – il Vyvanse, un’anfetamina che se abusata può portare a effetti collaterali come mania di persecuzione, delirio e psicosi. Che spiegherebbero alcuni dei comportamenti del protagonista della storia (nel frattempo scomparso dalla rete, avendo eliminato il proprio sito ufficiale cerinsch.com e l’account Instagram @carlerikrinsch), che a questo punto non sembra del tutto conclusa, almeno in attesa di ulteriori mosse legali da parte sua o di Netflix.

Qui l’articolo completo del New York Times su Carl Rinsch