Il gioco dei biscotti e il letale “Un due tre, stella!“, ma anche test psicologici, la battaglia navale e quello che sembra quasi un picnic sono le frecce nell’arco di Squid Game – La sfida (qui il trailer), il reality “competitivo” che dal 22 novembre riporta su Netflix la realtà costruita dalla serie coreana diventata un vero e proprio fenomeno su scala planetaria. Un programma che anticipa la seconda stagione da tempo annunciata e che scopriremo in tre diverse fasi.
Intanto con i primi 5 episodi, poi – dal 29 novembre – con i successivi quattro, e il 6 dicembre con il gran finale del folle e crudele gioco (la cui visione è vietata ai minori di 7 anni) nel quale 456 concorrenti si sfidano per conquistare l’incredibile montepremi di 4,56 milioni di dollari.
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Partecipanti che vediamo protagonisti sin dalla sigla iniziale, che ci riporta negli ambienti noti agli spettatori della serie originale, desiderosi di scoprire le “sorprendenti nuove aggiunte” promesse e i 456 nuovi contendenti. Che vediamo, come da copione, attendere in strada di esser portati nel ‘mondo parallelo‘ dove saranno chiamati a mettere alla prova le loro abilità e dimostrare il proprio carattere, la tenacia e la bontà delle strategie scelte.
456 contendenti più o meno consapevoli di quel che li aspetta, ma convinti di aver trovato uno dei biglietti d’oro della fabbrica di cioccolato, come dice uno di loro prima che le immagini passino a mostrare la preparazione dei loro ‘aguzzini’, impiegati di una struttura che conosciamo e che punta da subito a mostrarci il meglio e il peggio dei partecipanti, e soprattutto di togliere loro la maschera.
ecco che senza alcun freno, sono loro a promettere fubrizia e alleanze, manipolazione e nessuna pietà, perché “mostrare compassione è da deboli” e “vale tutto per vincere”.
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Loro sono Starla, agente di custodia che rinunciato al suo stipendio e cerca una soluzione a debiti e mutuo, Bryton, studente convinto e sostenuto da una fede – la sua – che non prevede debolezze, Trey, che compete insieme alla madre, la stratega Jada, del New Jersey, e Stephen, pantofolaio trascinato dal suo miglior amico, che è pronto a considerare un rivale, Lorenzo che sogna un menù a base di piatti italiani, parmigiana e pizza, Dani, che punta sulla psicologia e la laurea in criminologia per capire le persone, e l’asset manager che dopo aver visto le proprie ambizioni distrutte dalla pandemia, ha scelto di non seguire più le regole o un codice etico e di non avere rimpianti…
Tutti conoscono le prove, si sono allenati, confortati dal non dover rischiare la vita nel primo – ormai iconico – gioco… Dove però i colpi dei cecchini arrivano lo stesso, sotto forma di paint ball, facendo crollare a terra i poveri eliminati. Troppo sicuri di sapere come fare. “È assurdo io debba fermarmi al primo gioco“, dice una delle concorrenti, eppure questa è la prima sorpresa, anche se la narrazione fatica a creare l’emozione e la tensione che avevano fatto grande il gioco televisivo. In compenso resta la curiosità e l’engagement che questa strana serie sembra poter creare fino alla fine, non fosse altro che per vedere come si ovvierà alla mancanza della trama legata all’organizzazione nascosta dietro alle maschere.
Il commento accorato e – inevitabilmente – manipolato di amici, madri e figli potrebbe essere la risposta. Ma ci e li aspettano sorprese, la prima delle quali è il ‘premio’ di riuscire ad arrivare alla cittadella di letti a castello e i bagni “psichedelici” che tutti i giocatori ora possono vivere dal vivo con l’entusiasmo reale da fan, quali sono. “Sembra tutto un sogno”, dice Dash, mentre Mothi, espansivo per strategia, punta ad aumentare la base di amici su cui contare. Tutte strategie viste nella serie, tra le quali ognuno sceglierà la propria, anche se è difficile credere che il risultato non sarà quello creato dagli sceneggiatori.
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Intrigante, anche se per nulla inquietante l’apparizione degli sgherri rosso mascherati, quasi ridotti a giudici di Masterchef, per ratificare i risultati della puntata. E, fortunatamente, a scuotere l’ambiente, con l’annuncio di test che assegnino vantaggi e proclamino condanne, ma soprattutto svelino ulteriormente l’animo dei giocatori.
“Mi guardo intorno e vedo denaro non persone, ogni eliminato vale 10.000 dollari” confessa Bryton, prima che Trey noti che con questa novità Squid Game: La sfida “diventa un esperimento sociale a tutti gli effetti“. Ma se le interviste fanno un po’ troppo confessionale, aiutano certamente a caratterizzare questi futuri beniamini del pubblico e a iniziare a costruirne il gradimento. Vedremo se sarà determinante o se dubbi e sconforto, indignazione e la tentazione di mollare che denunciano si riveleranno essere figli della scrittura.
Per gli spettatori, ogni cambio di scena è ugualmente coinvolgente, dalla scoperta dei compiti di pulizia, della corvée in cucina, ai “fuori onda” e le preparazioni ai giochi che – come sembra – renderanno centrale l’ambiente del dormitorio. Nel quale “si perde la cognizione del tempo” e si studiano le debolezze altrui. In vista delle prossime sfide. A partire da quella ben nota con cui si chiude l’episodio e che già inizia a porre questioni di natura etica e a mettere in evidenza il ruolo che avrà il concetto di giustizia nel prosieguo del gioco… ma quale?
Le foto migliori di Squid Game: La sfida