Diabolik – Ginko all’attacco, Giacomo Gianniotti: «Amo Roma, mi sono tatuato SPQR sulla schiena»

Scopriamo insieme ai Manetti Bros. e Giacomo Gianniotti le sfide affrontate per il secondo film su Diabolik, in sala dal 17 novembre

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Il re del Terrore ha un nuovo volto. È quello di Giacomo Gianniotti, 33 anni, romano naturalizzato canadese, già noto al grande pubblico per aver impersonato dal 2015 al 2021 il dottor Andrew DeLuca al fianco di Ellen Pompeo nella serie televisiva Grey’s Anatomy. Perfettamente bilingue e profondamente legato alla sua città natale (a tal punto da tatuarsi SPQR sulla schiena), Gianniotti è stato scelto dai Manetti Bros. e da Rai Cinema per sostituire Luca Marinelli nel prosieguo della “trilogia” su Diabolik dopo l’abbandono di quest’ultimo a causa di altri impegni contrattuali divenuti inconciliabili.

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Concettualmente nato «come un nuovo film e non come un sequel», come ci tengono a sottolineare i fratelli Manetti, in Ginko all’attacco conosciamo un Diabolik «più romantico» con delle sfumature diverse: «nel primo film Diabolik impara ad amare grazie ad Eva, mentre nel secondo è un Diabolik che ama».

Fisico più corpulento rispetto al suo predecessore e occhi ancor più taglienti e glaciali, proprio come quelli disegnati nei fumetti delle sorelle Giussani, Gianniotti ha raccolto l’eredità con entusiasmo, non nascondendo un pizzico di pressione all’idea di confrontarsi con un personaggio italiano così iconico, che lui ha imparato a conoscere da bambino «vedendolo sui murales delle strade di Roma» e al quale si è presto affezionato grazie anche alla passione di suo padre. Ne abbiamo parlato direttamente con lui e con i Manetti Bros. nel corso della nostra intervista esclusiva.

Ci sono state sfide più difficili per questo secondo capitolo alla luce anche del cambio attore?  

Marco: Abbiamo affrontato sfide diverse, il cambio di attore è stata una di queste. La nostra idea di Diabolik era la stessa, è cambiato solo il confronto. Giacomo ha portato delle cose nuove, dei dubbi nuovi e a noi il confronto piace, ci permette di spaziare. Se c’era una sfida era quella di non avere più il fascino della scoperta, com’era stato per il primo film. Qui dovevamo assestarci. E l’assestamento a volte è più difficile della scoperta. 

Antonio: Nella musica si dice che il secondo disco è sempre più difficile e in qualche modo è vero anche per noi. Il primo film è molto più di atmosfera e di presentazione, mentre qui siamo andati più sul racconto. Abbiamo scelto una storia molto più adrenalinica, con un plot pieno di colpi di scena. 

L’idea di fare una trilogia c’era fin dal principio o è sopraggiunta in corso d’opera?

Marco: L’idea di fare il terzo film è venuta fuori dopo, per questo non la definiremmo proprio una trilogia. Questo personaggio è un’icona con grandi potenzialità, domani potrebbe venire un altro regista e fare un altro film su Diabolik. Abbiamo trovato tre storie cambiando i punti di vista, ogni film ne ha uno. È stata un’idea faticosa, ma alla fine rinfrancante. 

Giacomo, in questo film raccogli un’eredità importante. Cosa hai provato il primo giorno in cui hai messo piede sul set?

Ho sentito certamente la pressione, non solo per la responsabilità di interpretare questo ruolo così conosciuto e amato. Ma anche per provare a migliorare quello che era stato fatto in precedenza. Avevo tanta sicurezza nel personaggio, abbiamo avuto il privilegio di avere molto tempo per prepararlo. Quando siamo arrivati sul set ero emozionato all’idea di cominciare a girare dopo mesi di preparazione, ce l’avevo dentro alle ossa.

Antonio: Quando lavora Giacomo ha questa inclinazione a voler migliorare le cose. Parlavamo molto di questo, anche a cavallo tra il secondo e terzo film. Alla fine non sappiamo se è migliorato, è sicuramente diverso. L’arte è soggettiva, non è una gara, ma siamo stati spronati a dare il meglio. 

Ti rivedremo in Italia in qualche altro progetto dopo questa esperienza?

Giacomo: Avrò intenzione di tornare, al momento non posso dire niente. Intanto, sicuramente, ci sarò per l’altro film di Diabolik!

Marco: Giacomo ha un amore profondo per l’Italia e per Roma, avrà molta voglia di tornare. Lo posso dire? Si è anche tatuato SPQR.

Un grande atto d’amore!

Giacomo: Sì, è così, sulla mia schiena.

Potete vedere la nostra video intervista qui di seguito

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