Eravamo bambini, traumi d’infanzia e sete di vendetta nel noir di Marco Martani

Ad Alice nella città un film sull'amicizia macchiata da un'infanzia interrotta. Con Lorenzo Richelmy, Alessio Lapice, Lucrezia Guidone, Francesco Russo, Romano Reggiani e Giancarlo Commare

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Eravamo bambini

«Sono uno che si stanca facilmente, per questo cerco sempre nuovi stimoli e progetti molto diversi». Così Marco Martani commenta il suo ritorno alla regia nel thriller Eravamo bambini, presentato in anteprima ad Alice nella città, la sezione autonoma della Festa del Cinema di Roma rivolta ai ragazzi.

Dopo il convincente esordio nel 2007 con Cemento Armato, Martani aveva scelto di lasciare la macchina da presa per dedicarsi principalmente all’attività di sceneggiatore e produttore, co-fondando, insieme a Fausto Brizzi, Lorenzo Mieli e Mario Gianani, la società di produzione cinematografica e televisiva Wildside. Una pausa terminata lo scorso anno con la commedia romantica La donna per me, alla quale ha fatto seguito, in poco tempo, questo nuovo progetto tratto dal testo teatrale “Zero” di Massimiliano Bruno. «L’idea di trasformare il monologo di Bruno in un film nasce 15 anni fa» spiega Martani. «Insieme a Massimiliano abbiamo sempre pensato che potesse uscirne fuori un film interessante, e finalmente abbiamo trovato il modo di trasformare il testo teatrale in una struttura cinematografica sviluppata su tre piani temporali».

Sull’impronta della tragedia greca corale, Eravamo bambini racconta la storia di un gruppo di amici (Lorenzo Richelmy, Alessio Lapice, Lucrezia Guidone, Francesco Russo, Romano Reggiani) rimasti traumatizzati da un brutale fatto di sangue che da bambini, in un piccolo paese della Calabria dove trascorrevano le vacanze, ha cambiato per sempre le loro vite. Quando uno di loro manifesta l’intenzione di voler tornare, spinto dalla sete di vendetta, gli amici lasciano subito le loro vite “interrotte” per raggiungerlo, ma una volta arrivati in quel luogo di vacanze e di ricordi, tutti si renderanno conto che il vero motivo che li ha spinti a ritrovarsi dopo tanti anni sarà guardare in faccia l’orrore che hanno vissuto e fare finalmente i conti con quel trauma.

«È una storia molto attuale, che mette in luce la contrapposizione che c’è tra i trentenni di oggi e le generazioni precedenti» spiega ancora Martani. «I genitori sono gli antagonisti dei loro figli a causa delle scelte che compiono. Mi piaceva raccontare questo tema sotto forma di thriller». I punti di riferimento maggiori arrivano dal cinema americano di fine anni ’70 e ’80, dove i protagonisti erano un gruppo di giovani che lottano per qualcosa: «sicuramente Sleepers è stato un riferimento importante, ma ho pensato molto a Rusty il selvaggio e I ragazzi 56 strada» rivela il regista.

I protagonisti

«C’è un elemento preciso che accomuna questi 5 ragazzi: l’assenza di affetti importanti», racconta Alessio Lapice, che nel film interpreta Gianluca, il ragazzo da cui nasce l’idea di tornare nel paese in cerca di vendetta. «Questa radice profonda li unisce in un dolore irrisolto. Mi è piaciuta l’idea di affrontare questi demoni insieme».
«Ho dovuto lavorare su una grande ambiguità, sia interna sia esterna» commenta Giancarlo Commare, interprete di Peppino, il figlio del potente sindaco del paese (Massimo Popolizio). «Ho cercato di capire cosa il personaggio vivesse internamente e scegliere cosa mostrare esternamente». «Margherita ha due temperature che si scontrano» racconta Lucrezia Guidone. «All’apparenza è una cosa e dentro un’altra. Porta in campo un dualismo, è dolce e risoluta, ma ha dei demoni interiori da affrontare. Ho compiuto un viaggio dentro le sue rotture». «Marco mi ha proposto un ruolo estremamente lontano da me stesso» spiega Romano Reggiani. «Ho cercato di lavorare sul vuoto, sulla mancanza. Andrea meno sa, meno si ricorda. La mancanza d’affetto lo ha portato verso scelte sbagliate e instabilità». «Più che sulla perdita dell’innocenza, che secondo me si perde non appena nasciamo, ho lavorato sulla solitudine» conclude Francesco Russo, che aggiunge: «Il giorno prima di girare il film avevo pensato ad una potenziale perdita d’affetto ho avuto un attacco di panico che ha “facilitato” la mia interpretazione».

Guarda qui la videointervista ad Alessio Lapice e Lucrezia Guidone

Guarda qui la videointervista a Francesco Russo e Romano Reggiani