Locarno Film Festival premia John Waters, il folletto punk che ha fatto del cattivo gusto un marchio d’autore

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Debordante, eccessivo, underground e destabilizzante. In due parole, o meglio nome e cognome: John Waters, il regista che per sua stessa ammissione realizza film «divertenti, deformi e oscuri…». Non ha mai voluto diventare “autore di culto”, ma lo è a tutti gli effetti. Per la capacità di shockare, spernacchiare e mettere alla berlina il perbenismo americano, disegnare idealmente i baffi al cinema mélo di Douglas Sirk (si riveda Polyester). Il folletto punk, iconoclasta e un po’ teppista del cinema americano è tra le star più amate e ricercate al 72.mo Festival di Locarno. Chiacchiera gentilmente con registi, studenti di cinema, appassionati e passanti.

Dopo il Pardo d’onore che gli è stato consegnato in Piazza Grande ieri sera, tra gli eventi di chiusura di oggi  c’è l’incontro con il pubblico – moderato dal regista Albert Serra – Conversazione con John Waters (13.30, Spazio Cinema).

Tra le figure più innovative e controverse del cinema contemporaneo, Waters al festival sfoggia alcune delle sue leggendarie giacche sgargianti, vistose, eccessive e kitsch come il suo cinema di cui, in questi giorni, si sono visti gioielli come Pink Flamingos (in versione restaurata), Serial Mom e Polyester (restaurato in 2K, proiezione con cartoline Odorama distribuite all’ingresso).

Il suo cinema parla di disadattati degradati, borghesi brutali, registi o criminali da strapazzo, varie violenze e perversioni. Il tutto filtrato attraverso un cattivo gusto e un gusto cattivo che sono diventati marchio d’autore. Uno sguardo provocatorio e sovversivo che spesso al cinema contemporaneo manca come l’ossigeno.

Luca Barnabé