IL DISCORSO DI MERYL STREEP AI GOLDEN GLOBES: LA TRADUZIONE COMPLETA

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A cosa serve avere alle spalle 40 anni di carriera, aver vinto 3 Oscar e collezionato 19 nomination, e infine ricevere il Premio alla Carriera ai Golden Globes se non si è liberi di dire quello che davvero ci sta a cuore? Questo deve aver pensato Meryl Streep scrivendo il discorso di ringraziamento che ha letto ieri sera alla cerimonia del Golden Globes 2017, i premi della stampa straniera a Hollywood, in cui ha lanciato un appello di libertà (per i giornalisti, che devono essere protetti per poter continuare a smascherare il marcio del potere) e di sdegno (per Donald Trump e il suo comportamento oltraggioso nei confronti degli stranieri, le minoranze, i disabili).

Trump, che si insedierà alla Casa Bianca il 20 gennaio, ha risposto alla Streep definendola “una delle attrici più sopravvalutate a Hollywood”. Il discorso dell’attrice oggi è diventato virale sui social network, ma è destinato a restare nella storia di Hollywood: e allora ecco la traduzione completa di cinque minuti davvero indimenticabili.

IL DISCORSO DI MERYL STREEP TRADOTTO IN ITALIANO:

“Grazie Hollywood Foreign Press. Voi e tutti noi in questa stanza apparteniamo ai segmenti più denigrati della società americana in questo momento: Hollywood, stranieri e la stampa. Ma chi siamo noi e cos’è Hollywood dopotutto? Solo un gruppo di persone provenienti da altri posti. Io sono nata e cresciuta nelle scuole pubbliche del New Jersey, Viola (Davis) è nata nella capanna di un mezzadro in North Carolina e cresciuta a , Sarah Paulson è nata in Florida, cresciuta da una mamma single a Brooklyn, Sarah Jessica Parker è stata uno dei sette o otto bambini di una famiglia dell’Ohio, Amy Adams è nata a Vicenza, Veneto, Italia e Natalie Portman è nata a Gerusalemme. Dove sono i loro certificati di nascita? E la splendida Ruth Negga è nata in Etiopia, cresciuta in Irlanda, credo. Ed è qui nominata per l’interpretazione di una ragazza di una piccola città della Virginia. Ryan Gosling, come tutta la gente più gentile, è canadese. E Dev Patel è nato in Kenya, cresciuto a Londra, ed è qui per l’interpretazione di un indiano cresciuto in Tasmania.

Hollywood è piena di outsiders e stranieri. Se li calciamo tutti fuori, non avremo altro da guardare se non calcio e arti marziali miste… che non sono le arti. Mi hanno dato tre secondi per dire questo. Il solo lavoro dell’attore è di entrare nelle vite di persone che sono diverse da noi e farvi sentire come ci si sente in quelle vite. E ci sono state tante, tante, tane performance quest’anno che hanno fatto esattamente questo lavoro appassionato, mozzafiato.

C’è stata in particolare una performance quest’anno che mi ha stupefatto, che ha affondato degli uncini nel mio cuore. Non perché fosse buona. Non c’è niente di buono a riguardo. Ma era efficace e ha fatto il suo lavoro. Ha fatto ridere e mostrare i denti al suo pubblico stabilito. È stato quel momento in cui la persona che stava chiedendo di sedere nella più rispettata poltrona del nostro Paese ha imitato un reporter disabile, qualcuno che lui superava in quanto a privilegi, potere e capacità di difendersi. Mi ha spezzato il cuore quando l’ho visto. Ancora non posso togliermelo dalla mente perché non era un film. Era vita vera.

E questo istinto a umiliare, quando è dato come esempio da qualcuno sulla scena pubblica, da qualcuno di potente, filtra nella vita di ciascuno, perché è come se desse il permesso a tutti gli altri di fare la stessa cosa. La mancanza di rispetto invita alla mancanza di rispetto. La violenza incita violenza. Quando il potente usa la sua posizione per fare il prepotente con gli altri, perdiamo tutti.

Questo mi riporta alla stampa. Abbiamo bisogno di una stampa di sani principi per chiedere conto al potere, per redarguirlo a ogni oltraggio. Ecco perché i nostri fondatori hanno onorato la stampa e le sue libertà nella nostra Costituzione. Quindi chiedo alla notoriamente benestante Hollywood Foreign Press e a tutti noi nella nostra comunità di unirsi a me nel supportare la causa della protezione dei giornalisti. Perché avremo bisogno di loro nel futuro. E loro avranno bisogno di noi per salvaguardare la verità.

Un’ultima cosa. Una volta, mentre giravo per un set lamentandomi di qualcosa, perché lavoravamo fin dopo cena o fino a tardi o simili, Tommy Lee Jones mi disse “Non è un privilegio, Meryl, anche solo essere un attore?”. Sì, lo è. E dobbiamo ricordarci l’un l’altro il privilegio e la responsabilità dell’atto dell’empatia. Dovremmo essere tutti molto fieri del lavoro che Hollywood onora qui stanotte.

Come la mia amica, la cara Principessa Leila appena scomparsa, mi disse una volta, “prendi il tuo cuore spezzato, trasformalo in arte”. Grazie.”

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