Una donna, Elisa, che ritrova la propria voce grazie a una creatura gentile, un mostro solo agli occhi di chi non sa guardare oltre le squamose apparenze. Un’afroamericana che lotta per i propri diritti in famiglia e nella società. Un omosessuale vittima di discriminazioni sul lavoro. Nell’America dei Trump e dei Weinstein, dei prepotenti e dei predatori, La forma dell’acqua, la favola romantica di Guillermo del Toro, a galla tra realtà e mitologia, Storia e dimensione onirica, è uno dei film più politici, sovversivi e coraggiosi degli ultimi anni, ma anche una struggente, poetica storia d’amore, di rinascita, di fusione tra due corpi e due anime.

Geniale la scena in cui Elisa, spiega con dei semplici gesti l’ingegnoso funzionamento dell’apparato genitale dell’uomo pesce. Del Toro ha risvegliato il nostro stupore infantile e per questo non finiremo mai di ringraziarlo.