Il futuro per cinema e streaming, nella seconda giornata degli INCONTRI IDM

Nicola Maccanico, Andrea Occhipinti, Philipp Hoffmann e Anita Elsani ospiti del dibattito della IDM Film Commission dell’Alto Adige, sul rapporto tra cinema in sala e piattaforme on demand

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Il cinema in sala e le piattaforme streaming possono coesistere (e prosperare)? Questa è la domanda da cui prende le mosse il dibattito che ha concluso la seconda giornata di INCONTRI, decima edizione (quest’anno su Zoom) degli appuntamenti organizzati dalla IDM Film Commission dell’Alto Adige per riflettere sul futuro del cinema con alcuni professionisti del settore. La discussione su cinema e streaming del 27 maggio, moderata da Torsten Zarges e Alessandra De Luca, ha visto intervenire in collegamento Anita Elsani, fondatrice e CEO di Elsani Film ed Elsani & Neary Media, Nicola Maccanico, CEO di Istituto Luce-Cinecittà, Andrea Occhipinti, CEO di Lucky Red e fondatore della piattaforma MioCinema, e Philipp Hoffmann, fondatore e consigliere delegato di Rushlake Media.

Il rapporto tra sala e streaming potrà evolversi all’insegna di una positiva sinergia, anziché della lotta fratricida? Assolutamente sì, secondo i quattro ospiti, e la parola chiave affinché ciò accada, concordano, è «flessibilità». «Abbiamo bisogno di un differente modello di business, che deve essere flessibile», dice Maccanico: specificando che non è in discussione la sopravvivenza della sala, la quale resterà sempre «un’esperienza di cui abbiamo bisogno» e «la coppa del mondo dell’industria audiovisiva» (anche per le stesse piattaforme). È necessario piuttosto «uscire dall’idea che i film di serie A vanno in sala e i film di serie B e C vanno in streaming».

Andrea Occhipinti, Anita Elsani, Philipp Hoffmann e Nicola Maccanico durante il dibattito

Infatti «ogni film è differente», ha sottolineato anche Occhipinti, che come Maccanico ritiene sia il caso di aprirsi e ragionare su percorsi differenti, che integrino in modo diverso presenza in sala e sulle piattaforme, a seconda della tipologia di prodotto. Un’idea che Occhipinti ha già cercato di applicare nel suo ruolo di distributore e co-fondatore di una piattaforma streaming: MioCinema, ha raccontato, vuole essere in questo senso «uno strumento complementare per il cinema», che punti a «creare una comunità» integrando le sale locali (a cui va il costo del biglietto virtuale comprato dagli utenti) e visione on demand. Un esperimento che, prosegue Occhipinti, ha avuto sinora risultati positivi, pensando al buon riscontro di prime visioni come The Dissident di Bryan Fogel o l’Orso d’oro Bad Luck Banging or Loony Porn di Radu Jude, ma anche al successo degli eventi in diretta con registi e attori, che hanno registrato fino a cinquantamila visualizzazioni.

Qualcosa di simile la fa dal 2016 Hoffmann con la piattaforma VOD di Rushlake Media, Kino on Demand, una realtà che coinvolge allo stato attuale «circa ottocento cinema» in Germania. E «flessibilità è la chiave» anche per Hoffmann, che ha sottolineato inoltre che lo scopo di una piattaforma come la sua non è tanto «convertire gli streamer in spettatori delle sale, perché molti streamer le frequentano già»: piuttosto, si tratta di «ricucire il gap tra cinema e streaming», ovvero «il grande schermo, che è una parte cruciale dell’industria» e il potenziale vastissimo dell’offerta in rete, che rendono «più grande la torta» senza che per questo si debba creare «una competizione interna al settore». 

Anche i produttori possono e devono essere coinvolti in questo processo di cambiamento, come ha specificato Elsani (tra i film da lei prodotti The Last Mentch con Mario Adorf e 55 passi, con Hilary Swank e Helena Bonham Carter), secondo la quale oggi è necessario «adattare le regole stesse del cinema» ad una «situazione che va mutando molto rapidamente». «È importante vedere ogni film come un caso a sé», prosegue: e la prospettiva di chi produce può essere utile in questo senso, poiché «a volte conoscendo il tuo film sai quale tipo di pubblico risponderebbe meglio». Dal suo punto di vista, comunque, Elsani si dichiara «aperta a ogni tipo di distribuzione»: «se le piattaforme sono interessate ai contenuti che produciamo non vedo perché non produrre per loro».