Kina e Yuk – Benedetta Rossi racconta il doc in sala dal 7 marzo

La seguitissima foodblogger, youtuber e autrice di quattro libri esordisce nel doppiaggio narrando in italiano il film di Guillaume Maidatchevsky, che attraverso le peripezie (ispirate a una storia vera) di due volpi polari rilancia l'allarme sulla crisi climatica.

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«Ho accettato subito, non è da me», confessa Benedetta Rossi, foodblogger e youtuber da oltre 3 milioni di iscritti con le ricette di Fatto in Casa da Benedetta (sbarcate con successo anche in libreria dal 2016 e in tv dal 2018), a proposito del suo coinvolgimento nel documentario Kina e Yuk – Alla scoperta del mondo, una coproduzione Francia/Canada/Italia diretta da Guillaume Maidatchevsky (Ailo – Un’avventura tra i ghiacci) e nelle nostre sale dal 7 marzo per Adler Entertainment.

È proprio la voce di Rossi a narrare la storia delle due volpi polari che danno il titolo al film. Raccontata come una fiaba d’amore per i più piccoli, la vicenda di Kina e Yuk ci parla in realtà di un argomento tremendamente serio, la catastrofe climatica che ancora i governi non fanno abbastanza per arginare: il mondo degli animali protagonisti entra infatti in crisi quando, a causa del riscaldamento globale, Yuk rimane bloccato sul pezzo di una distesa di ghiaccio che si sta sciogliendo anzitempo, mentre Kina, incinta dei suoi piccoli, deve abbandonare la tana per le incursioni di una volpe rossa, attirata dalle temperature insolitamente miti.

Un'immagine di Kina e Yuk - Alla scoperta del mondo.
Un’immagine di Kina e Yuk – Alla scoperta del mondo.

«Sono subito entrata in empatia con le volpi», afferma l’esordiente doppiatrice, «I loro “versetti”, i loro sguardi… Le sentivo profondamente. Mi capita spesso, la notte, di risognarmele, e stare lì insieme a loro in quei momenti!». Rivolgersi ai giovanissimi non è certo una novità per Rossi, che ha trovato in loro una fascia molto significativa del suo pubblico: «Vengono a conoscermi agli incontri e un po’ mi vedono come una zia», spiega, invitando le famiglie a portare quanti più bambini possibile a vedere il film: «Sono il nostro futuro, e devono essere abituati a ragionare anche da un punto di vista diverso da quello umano».

Tanto più considerata l’urgenza del tema: «Augurerei a tutti i bimbi un’infanzia come l’ho avuta io: scalza, sugli alberi, a trovare pietre nei fiumi. So l’importanza della natura, dell’acqua, delle api, delle piante, tutto vive intorno a me. E vedo anche il cambiamento che sta avvenendo negli ultimi anni, preoccupata come tutte le persone che vivono la campagna, e si accorgono che gli alberi non buttano più le foglie, le api non vanno più in riposo, l’acqua non c’è e il grano non cresce».

È perciò «una missione importante detta in parole semplici» quella che si prefigge un lungometraggio come Kina e Yuk, a cui Rossi non nasconde di aver aderito «con tanta paura» e «naturalmente affiancata da grandi professionisti che mi hanno aiutata», trattandosi di un mondo, quello del doppiaggio per il cinema, «che non conosco. Sono entrata in punta di piedi, sapendo di non essere assolutamente all’altezza ma cercando di fare un buon lavoro». Dove la parte più impegnativa, aggiunge, «è stata soprattutto quella di riuscire a far sentire con la mia voce l’emozione del momento, quello che Kina piuttosto che Yuk o l’ermellino stavano provando. È stato un esercizio difficile ma molto stimolante».

Peraltro, ricorda, sono arrivate già le prime critiche per questa svolta da interprete sul grande schermo, ma lei ormai sa che fa parte del gioco: «La prima volta che ho pubblicato un video su YouTube con una ricetta, gli chef hanno scritto “Tu non sei una chef, non lo puoi fare”, quando ho fatto il primo libro gli autori hanno detto “Non sei una scrittrice”. Quando sono andata in tv più o meno è successo lo stesso, sono andata ad occupare un posto che secondo tanti non mi era dovuto e sono stata attaccata: “Non lo dovevi fare!”. Ma l’ho fatto. E se riporterò anche una sola persona in più al cinema, in un mondo meraviglioso che tutti dovremmo apprezzare e vivere di più, penso di essere riuscita a fare qualcosa».