Mad Heidi, la recensione del primo film di Swissploitation

Il film stravolge la creatura di Hayao Miyazaki e fa l'occhiolino a Troma e blaxploitation

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Mad Heidi

Ci sono voluti anni per riuscire a trasformare in realtà il progetto di Johannes Hartmann e Sandro Klopfstein, che grazie al crowfunding realizzato online hanno potuto presentare il loro Mad Heidi nei festival – di genere e non – di mezzo mondo, dal Belgio a Los Angeles, da Torino a Trieste, fino al Trento Film Festival 2023, che da tre anni aspettava di ospitare questa “folle parodia d’azione e avventura basata sul celebre personaggio di Heidi“. Definito “il primo film di Swissploitation della storia del cinema”, il divertissement nato dal sostegno di centinaia di fan (come già i suoi antesignani) potrebbe arrivare prossimamente su una qualche piattaforma di streaming, ma soprattutto confermare la bontà di un modello di distribuzione diverso.

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IL FATTO:

 

In una Svizzera distopica, caduta sotto il dominio fascista di un malvagio tiranno del formaggio, Heidi vive una vita pura e semplice sulle Alpi svizzere. Nonno Alpöhi fa del suo meglio per proteggerla, ma il suo desiderio di libertà la mette presto nei guai con gli scagnozzi del dittatore. L’innocente ragazza si trasforma in un’agguerrita combattente che si propone di liberare il paese dai folli fascisti del formaggio.

L’OPINIONE:

Sin dalla sigla iniziale simil-Paramount, con le forme di emmental invece delle iconiche stelle, è evidente l’intenzione di realizzare un crowdpleaser per appassionati di genere, persino di generi, diversi, dall’action al western, oltre che allo splatter e – ovviamente – alla blaxploitation ampiamente citata, non solo nello stile visivo, effetto inevitabile dei limiti produttivi che hanno costretto i registi a girare il film in soli 27 giorni, tra gli studi di Berna e l’anfiteatro romano di Martigny, nel Canton Vallese, dove si svolge il gran finale. Le musiche, lo sfruttamento sessuale dell’immagine femminile, il look gangsta-rap del Peter nero dall’oscuro passato che in realtà è uno dei pochi riferimenti diretti al romanzo pubblicato da Johanna Spyri nel 1880, insieme al nonno, e dal quale ci si stacca presto per tornare a pestare sui tasti della critica alla passività moderna che permette a imbonitori di ogni sorta di prendere il controllo della cosa pubblica. Che in questo caso è quella Svizzera, ovviamente rivisitata e trasformata in un terreno di scontro dove si lotta a colpi di fette di formaggio, le fondute e la cioccolata uccidono, e dove l’intolleranza al lattosio è una piaga da debellare. A ogni costo. Il piano del surreale Very Swiss Leader da operetta interpretato dal Casper van Dien di Starship Troopers è chiaro, e piacerebbe molto ai fan di xenofobia e pulizia etnica (purtroppo in circolazione nella realtà, loro sì) quanto ai nostalgici della Troma, per alcune scene più gore e splatter. Che non definiscono affatto un prodotto tutto sommato riuscito e convincente, al netto di qualche debolezza e di un finale nel quale, esaurita la carica esplosiva degli spunti satirici iniziali, si cerca di colmare i vuoti con apparizioni più o meno necessarie. Curiosa quella della guardiana della Madre Terra Helvetia, piuttosto superflua quella delle sue suore ninja, spettacolare quella del ‘Neutral-izer‘ protagonista dello scontro finale con la nostra eroina. Il clou, sebbene non un momento ‘top’, visto che il miglior motivo per aspettare il finale è forse l’unica ‘scorrettezza‘ – che non vi riveliamo – che potrebbe infastidire qualcuno (oltre alla Federazione svizzera dei Costumi che ha lamentato affronti alla tradizione nazionale e proposto boicottaggi). I pochi che non si divertiranno a vedere il risultato di un pastiche costruito senza pretese e senza prendersi sul serio, o che lo affronteranno con aspettative eccessive, rassegnati alla possibilità di dover ‘subire’ – budget permettendo – anche il futuro sequel, già promesso in perfetto stile Machete.

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SE TI E’ PIACIUTO MAD HEIDI, GUARDA ANCHE…

Il riferimento immancabile è sicuramente quello dei due film del finlandese Timo Vuorensola – qui produttore esecutivo – che, dopo aver realizzato l’ormai storico Iron Sky nel 2012, riuscì a dargli un seguito nel Iron Sky – La battaglia continua del 2019. Ma anche i cartoni animati della serie animata originale del 1974, diretta da Isao Takahata e disegnata da Hayao Miyazaki (fondatori dello Studio Ghibli), ma senza affezionarvi troppo…

 

 

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO
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