Addio a Luciano De Crescenzo, il filosofo del cinema

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Lo scrittore, attore e regista è morto a Napoli a 90 anni: «Con la scomparsa di Luciano De Crescenzo perdiamo tutti un grande amico», ha dichiarato Renzo Arbore. «Era un maestro per tutte le cose belle che c’ha fatto conoscere»

Luciano De Crescenzo, scomparso il 18 luglio a Napoli all’età di 90 anni, è stato tante cose insieme: filosofo, scrittore, persino ingegnere, almeno per studi universitari. Ma è stato anche una personalità eclettica del cinema come sceneggiatore, interprete e regista.

Luciano De Crescenzo: il regista filosofo

Per il grande pubblico resterà iconico nei panni del professor Bellavista in Così parlo Bellavista (1984), tratto dal suo omonimo romanzo, e che De Crescenzo aveva voluto interpretare e dirigere: vinse il David di Donatello e il Nastro d’Argento come miglior regista esordiente. Il film raccontava un gustoso confronto “esistenziale” tra un professore di filosofia, “uomo d’amore” come tutti i napoletani, e un dirigente dell’Alfasud milanese, “uomo di libertà” come tutti gli originari del Nord. L’anno successivo girò anche un sequel: Il mistero di Bellavista.Nel 1988 ha diretto il film a episodi 32 dicembre, ispirato al suo libro Oi Dialogoi, e nel 1995 Croce e delizia, sempre tratto dal suo omonimo romanzo.

Ma De Crescenzo, oltre ai suoi film, scrisse anche altri film diventati di culto. Il suo primo script è La mazzetta (1978), di Sergio Corbucci, con Ugo Tognazzi, Nino Manfredi e Marisa Laurito, su un finto avvocato napoletano che deve ritrovare la figlia di un industriale, scomparsa con documenti compromettenti: una valanga di corruzione e cadaveri che intreccia criminalità e poteri forti.

E poi, c’è il mitico Pap’occhio, il film con cui Renzo Arbore debuttò alla regia nel 1980 e che De Crescenzo co-sceneggiò e interpretò nel ruolo di Dio, in una leggendaria apparizione alla guida di una Fiat Panda. «Con la scomparsa di Luciano De Crescenzo perdiamo tutti un grande amico», ha dichiarato Renzo Arbore. «Era un maestro per tutte le cose belle che c’ha fatto conoscere. È una gravissima perdita per la cultura italiana e per la città di Napoli di cui era un esponente fiero e orgoglioso».