Montalbano al cinema con la regia di Luca Zingaretti: “Nel segno di Camilleri”

Per la prima volta il commissario di Vigata sul grande schermo il 24, 25 e 26 febbraio con il nuovo episodio "Salvo amato, Livia mia", in tv poi il 9 marzo. E il 16 marzo sulla rai "La rete di protezione"

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Da quando 20 anni fa è nato, sono stati un miliardo e 200mila gli spettatori che hanno guardato il Commissario Montalbano. E questa volta, prima di sbarcare su Raiuno, con due nuovi episodi, in onda il 9 e il 16 marzo, arriverà nelle sale cinematografiche per tre giorni, il 24, 25 e 26 febbraio. Un debutto assoluto per il Commissario di Vigata, nato dalla penna di Andrea Camilleri, scomparso lo scorso luglio.
“Abbiamo deciso di uscire come evento al cinema per tre giorni, per dare la possibilità agli affezionati e ai cultori del Commissario di vederselo in pace in una visione collettiva – sottolinea il produttore Carlo Degli Esposti – L’incasso andrà in beneficienza. Una scelta fatta continuare a rinsaldare il rapporto tra Montalbano e la gente”. In sala arriverà solo il primo dei due episodi “Salvo amato, Livia mia”, in cui Montalbano si ritroverà a indagare sulla morte di una cara e vecchia amica di Livia, mentre “La rete di protezione”, andrà in onda solo su Raiuno il 16 marzo.
Sono questi i primi due episodi girati dopo la morte di Camilleri, ma anche dopo la scomparsa dello storico regista, Alberto Sironi, fin dal principio dietro la macchina da presa. “Questo è il primo anno senza non solo quello che è stato il nostro padre letterario, ma  senza un altro amico che è stato un compagno e un complice in questo venti anni – ricorda Luca Zingaretti, ormai storico volto di Montalbano – Alberto ha trasformato un materiale eccezionale in qualcosa che è diventato un caso unico nel panorama televisivo mondiale”.
A raccoglierne l’eredità è stato lo stesso attore, diposto a dirigere se stesso. “La regia è stata un’esperienza bella e dolorosa, non c’è stato giorno in cui non mi chiedessi cosa avrebbero detto sia Camilleri che Sironi – confessa Zingaretti – Ho cercato non di fare la mia regia, ma di capire quella di chi mi aveva a preceduto. Di mio c’è una certa melanconica dolcezza,  ho preso in mano la situazione e ho chiesto aiuto agli altri. E’ stata un’impresa ciclopica”.
Ad affiancare Luca Zingaretti nel cast tornano Cesare Bocci, nei panni di Mimì Augello, Peppino Mazzotta in quelli di Fazio, Angelo Russo nelle vesti di Catarella e Sonia Bergamasco nel ruolo di Livia, l’eterna fidanzata di Salvo, sulla cui fine ormai si interrogano in molti Il commissario sopravviverà a lungo al suo stesso padre putativo? “Montalbano sarà eterno”, garantisce il produttore. Ma Zingaretti è meno ottimista.
“Nel 2008 ero sul punto di abbandonare Montalbano per  ‘strategia’ – confessa – Pensavo che bisognasse uscire tra gli applausi. Passai un anno, a tutti noi sarebbe piaciuto rifarlo, così tornai. La considero una scommessa vinta perché gli applausi invece di finire sono aumentati. Ora il problema è diverso: non c’è più un autore che ci scriveva testi, manca anche il regista, così come è scomparso lo scenografo Luciano Ricceri, tre componente importanti di una famiglia unita. Oltre a questi due episodi, ne abbiamo girato un terzo che la Rai trasmetterà il prossimo anno, voglio celebrare questi episodi, poi far sedimentare questo dolore e riflettere per vedere se è il caso di finirla qua o raccogliere il testimone e concludere in bellezza con l’ultimo romanzo di Camilleri che tutti voi sapete essere nella cassaforte dell’editore Sellerio. Bisogna capire se uno se la sente di andare avanti, ma prima voglio digerire questo dolore”.
L’incontro con Montalbano è stato folgorante per Zingaretti. “Appena uscì il romanzo pensai che fosse un personaggio fantastico – ricorda l’attore – All’inizio volevo comprare i diritti, ma ero sconosciuto e senza una lira, così appena Carlo Degli Esposti li comprò, feci subito il provino. Fu coraggioso a scegliermi. All’epoca, a differenza di adesso, non si affidava un progetto così importante a un emerito sconosciuto, ma Carlo tenne duro e queso è il motivo per cui sono qua”.
Forse persino Camilleri rimase dubbioso quando vide che il suo Montalbano aveva le sembianze di Zingaretti.  “Quando chiamai Camilleri per dirgli che avevo superato il provino mi disse: “Non pensavo a te, ma sei un ottimo attore e farai buon lavoro”. Conclude Zingaretti – Credo che questa idea non l’abbia più cambiata. Forse avrebbe voluto in Montalbano più somigliante a quello che aveva immaginato, sul genere di Germi. Andrea era molto geloso della sua produzione, non gli andava che il successo televisivo  togliesse identità al suo Montalbano. E credo sia giusto così”.
Tiziana Leone