Still Recording, Davanti al dolore degli altri

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Still Recording

Saeed è uno studioso di cinema che insegna ai govani di Ghouta, Siria, le regole della messinscena filmica. Il suo amico Miad studia invece Arte a Damasco, sotto il controllo del regime di Assad. Un giorno Miad lascia la capitale per raggiungere Saeed nella Douma assediata. I due amici allestiscono allora una stazione radio e uno studio di registrazione. Impugnano la videocamera per filmare la realtà, lo sfacelo e la morte che li circonda. Esce oggi, 5 novembre, nelle sale italiane – in 30 copie – Still Recording, uno dei film più potenti e interessanti visti alla Settimana della Critica di Venezia.
 

NELL’INCUBO DELLA STORIA CONTEMPORANEA – Il film viene distribuito attraverso una sorta di collettivo di associazioni: la compagnia di distribuzione torinese Reading Bloom e la compagnia di produzione Kama Productions, in collaborazione con Isola Edipo e con il Sindacato nazionale critici cinematografici. Still Recording di Saeed Al Batal e Ghiath Ayoub è stato girato tra il 2011 e il 2015, a Damasco e nella Ghouta orientale. È il montaggio finale di oltre 450 ore di footage sulla guerra in corso. Mette a fuoco con potenza visiva lancinante e atroce verità il caos, il lutto, l’infilmabile. Senza orpelli, senza alcuna retorica. Ha estremo pudore nell’inquadrare i cadaveri (fuori fuoco, in dettaglio o avvolti in un lenzuolo), i palazzi bombardati e in fiamme, la morte, la perfidia e l’odio più viscerale al lavoro (i guerriglieri si accaniscono sui prigionieri o su dei poveri cristi che tentano di rubare qualcosa tra le macerie di un ufficio). Il fumo delle esplosioni diventa una sorta di irreale nebbia nell’incubo della Storia contemporanea che tutto avvolge.

Still Recording

UNO SGUARDO INEDITO – In una delle prime sequenze Saeed tiene una lezione di cinema mostrando l’horror patinato Underworld. Ogni inquadratura è “perfetta”, fatta di contrasti tra presenza e vuoto, simmetrie, pistole in primo piano, tutto a fuoco, nitido, chiaro. «Quel film è costato una fortuna, abbastanza per costruire 15 ospedali e 16 scuole, e per mandare mezza Douma all’Università di New York!». Subito dopo, ogni teoria sull’inquadratura perfetta è collassata dal reale, troppo in movimento per essere sempre “a fuoco”. La videocamera spesso cade oppure è posta consapevolmente per terra. Pare dirci: “Questo è quello che succede, non può essere tutto a fuoco, ma ogni commento o parola in più sarebbero superflui”. Osserva ancora Saeed: «Forse l’immagine filmica è l’ultima linea di difesa contro il Tempo…». Still Recording riesce proprio in questo, ci fa entrare visivamente e percettivamente dentro a una guerra che non avevamo mai visto davvero.

Luca Barnabé