No Time to Die, recensione di Bond 25

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No time to die recensione

No Time to Die decreta la fine dell’era di Daniel Craig nei panni di James Bond, un momento, lungo cinque film, che forse più di qualunque altro ha caratterizzato la vita dell’agente segreto britannico creato dalla penna e dalle esperienze, di Ian Fleming.

Il reboot che Barbara Broccoli e Michael G. Wilson coraggiosamente decisero di intraprendere dopo Pierce Brosnan ha rilanciato il franchise non solo a livello economico, ma soprattutto narrativo, dando un fascino che 007 per certi versi non aveva mai avuto.

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Merito di Neil Purvis e Robert Wade, sceneggiatori dal gusto sopraffino, che sono riusciti a riprendere in mano la tradizione dalle origini (Casino Royale), costruendo in cinque film un vero e proprio museo dell’epica bondiana che in No Time to Die trova la sua sublimazione.

C’è tutto nel film di Cary Fukunaga (e Alexander Witt, regista di seconda unità di lungo corso, genio delle sequenze action), o meglio, tutto quello che un bondiano avrebbe voluto vedere e notare anche con la coda dell’occhio.

Si è speculato molto in questo anno e mezzo in cui il film è rimasto sugli scaffali, su quello che sarebbe dovuto essere. Evitando tutti gli spoiler, come richiesto dalla produzione e da Daniel Craig stesso, No Time to Die è una giusta conclusione di un ciclo costruito con attenzione in tutti e cinque i film. La trama, si sa, vede un supercattivo di turno, Safin (Rami Malek) ordire un piano per sterminare l’umanità attraverso, guarda un po’, una pandemia, grazie a un virus creato in un laboratorio non cinese.

James Bond si è ritirato a vita privata, ma ovviamente la sua pensione dura poco. Tutto quello che succede dopo lo spettacolare segmento girato a Matera non va svelato.

Quello che c’è da dire è che questo 007 è l’antieroe più umano della saga, che si trova di fronte a scelte e dilemmi in cui ci si può rispecchiare, e la fine di un ciclo apre scenari infiniti per la sua continuazione.

No Time to Die è un grande film d’azione

Radicato nell’attualità, cosa che non sempre è riuscita nella lunga vita della saga, ma anche scritto con una conoscenza dei generi oggigiorno non comune. Tutti i personaggi hanno il loro momento di approfondimento umano, con allusioni neanche troppo velate alle loro debolezze e preferenze.

Daniel Craig corona il suo essere stato James Bond con una interpretazione maiuscola, lasciando il personaggio nella maniera migliore possibile, ma anche con un’eredità pesantissima.

Ci sono due cose che restano da dire, almeno in questo momento, su No Time to Die. La prima è che il futuro, in un modo o nell’altro, avrà i suoi occhi. L’altra, e restate fino alla fine dei titoli di coda, è che James Bond tornerà. Quali fattezze avrà lo scopriremo, ma probabilmente è la cosa meno importante, anche se da sempre quella di cui si parla di più.

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James Bond al cinema festeggia sessant’anni nel 2022.

Ma ci saranno tanti altri anniversari per 007.

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO:
no-time-to-die-recensione-di-bond-25No Time to Die decreta la fine dell’era di Daniel Craig nei panni di James Bond, un momento, lungo cinque film, che forse più di qualunque altro ha caratterizzato la vita dell’agente segreto britannico creato dalla penna e dalle esperienze, di Ian Fleming. Il reboot...