L’ULTIMA SPIAGGIA

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FREMITI IN SALA

Comincia il film di Sean Penn The Last Face, love and war in Liberia con la sua ex-Charlize Theron e Javier Bardem. Quando sullo schermo appare la scritta: “Questo film parla degli orrori della guerra  e della brutalità di un amore impossibile tra un uomo e una donna” le poltrone si scuotono, il brusìo si alza. L’amore impossibile, lo sanno tutti, è quello tra il regista e la sua attrice. La brutalità è l’operazione militare, di cui si parla da giorni, messa in atto a Cannes per non far mai incrociare i due al di là dei doveri istituzionali. E cioè photocall, conferenza stampa, red carpet. Ma sulla Croisette sono da sempre  esperti in damage control, soprattutto quando si parla d’amore tra star.

LA TEMPESTA PERFETTA (DI FISCHI)

Cosa aveva detto poi Nicolas? ah sì, «Hollywood è la più costosa delle prostitute. Ti promette di tutto: ‘ti faccio questo, ti faccio quello’ e tu paghi, paghi. Poi quando siete a letto comincia a sottrarsi: ‘No, questo no, questo è troppo. No, per quest’altro devi  aggiungere cash. Questo assolutamente non lo faccio’». Chissà in quale bordello haute-de-gamme Nicolas Winding Refn potrebbe collocare oggi il pubblico scelto del Festival di Cannes, che già lo tradì all’epoca di Solo Dio perdona e ieri gli ha riservato la pioggia di fischi più malevola di questi dieci infernali giorni. C’è sempre qualcosa o qualcuno che catalizza l’odio dopo tanta noia e lui non fa niente, nel film (volutamente gelido come un tavolo d’anatomia, necrofilo come l’ossessione dell’eterna bellezza e girato con geometrica potenza) e nelle dichiarazioni in pubblico per scrollarsi di dosso l’antipatia. Per questo ci piace e ci affascina. E anche perché, alla fine, dice sempre: «Ma io amo quelle puttane che si chiamano Hollywood e Cannes: i critici mi fischiano, i ragazzi cominciano a scaricarmi su tutti gli smartphone del mondo. E io sono felice».

QUEL POMERIGGIO DI UN RED CARPET DA CANI 

Fido, che qui sulla Croisette gode di apposito palmarès, The Palm Dog, quest’anno fa furori. In Particolare il Bulldog inglese: Carrie Fisher (vedi foto) il suo se l’è portato sul red carpet, mentre il Marvin (stessa razza) protagonista in Paterson di Jim Jarmusch è già di culto per gli sguardi esterrefatti che si scambia con Adam Driver e fa crollare la sala dalle risate per un suo particolarissimo modo, a musate, di mostrare ribellione.

Cani lupo protagonisti, fin dal titolo Dogs, nel rurale e durissimo film rumeno di Bogdan Miricà e infine, metafora per metafora Dog Eat Dog è l’ultima opera di Paul Schrader, che chiude in levare la Quinzaine. Lascito dello scrittore galeotto Edward Bunker e rispolverato dell’aria anni ’70 grazie a un troupe di giovanissimi, è un crime ambientato a Cleveland che segna il ritorno di tre veterani da antologia, oltre a Schrader, anche Nick Cage e Willem Dafoe (Mad Dog) nel ruolo di truffatori difficili a pentirsi. Per il ruolo del gangster transgender il regista avrebbe voluto, nell’ordine: Michael Douglas, Quentin Tarantino, Martin Scorsese, Nick Nolte, Chris Walken e Rupert Everett. «Han declinato tutti e l’ho fatto io, non sarò altrettanto bravo, ma alla fin fine risulterò interessante».

Piera Detassis