L’ULTIMA SPIAGGIA

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RAGAZZE TRAVIATE

Sull’aereo da Roma a Nizza, direzione Cannes (dove vinse due anni fa con il suo Le meraviglie) Alice Rohrwacher mi racconta con le gote arrossate dall’entusiasmo il progetto d’opera a cui sta lavorando nell’attesa di cominciare le riprese del prossimo film: è la Traviata, opera in tre atti di Giuseppe Verdi, il simbolo della signora delle- e senza- camelie, il peccato e il disonore, insomma Violetta Valery. Lo metterà in scena, “molto asciugato e disseccato” al Teatro Valli. Strano ma vero, c’è un’altra famosissima  regista, Sofia Coppola, che sta per invadere con la sua messa in scena di Traviata il Teatro dell’Opera di Roma. La sua sarà una versione per niente disseccata, anzi. Più Marie Antoinette e brioches che minimalismo. Ma pur sempre il riscatto della donna
diffamata e vilipesa, l’abbraccio di noi tutte alla “peccatrice”.

RAGAZZE SFRENATE. MOLTO FLUIDE

Sbarca nello stesso aeroporto, alla stessa ora (ma l’aereo è privato) Lily Melody Rose, ovverosia la figlia cresciuta a paparazzi di Johnny Depp e Vanessa Paradis. La mamma è in giuria, la figlia presenta il suo film La danseuse della promettente Stephanie Di Giusto dove si narra anche la storia di Isadora Duncan ballerina belle époque e dove recita anche Soko, la rocker da pochi minuti ex-fidanzata dell’altra icona post-teen in ascesa Kristen Stewart, che ha dato già bella prova in Café Society di Woody Allen. Sono tutte amiche, tutte tatuate al punto giusto perché si veda sotto lo chiffon e, dopo paparazzi e saghe tipo Twilight, scelgono tutte progetti un po’ strambi, sempre difficili. Lily Rose Depp, già ovviamente (che noia!) musa di Karl Lagerfeld, ha in uscita un film impossibile in coppia con il padre, Yoga Hosers, e recita come sorella di Natalie Portman in Planetarium di Rebecca Zlotowski. Amano le donne, amano l’Europa e la sua arte. Per tutte è naturale dichiarare che “al momento si definiscono fluide, di incerta sessualità”. Ovvio che a suggellare il red carpet sia arrivata la dea dell’ambiguità, la sorella (di poco) maggiore Cara Delevingne. Che sicuramente non si perderà l’aggressivo manifesto del nuovo film della sua ex Michelle Rodriguez, Tomboy (!). Tutte nel segno di Jodie Foster, la pioniera.

L’ERA DEI CANNIBALI. Umano mangia umano. A cannes.

Straordinaria coincidenza o, secondo la trita metafora, segno dei tempi? È fieramente, grottescamente e, a volte, spiritosamente cannibale la famiglia oltre il fiume nel film di Bruno Dumont in concorso Ma Loute. A volte sul desco avanza un piede, qualcuno chiede un dito in più, specie i  bambini mentre il sangue cola dalla boccuccia. E sono divoratrici di altrui bellezza, “morte di fame” per invidia, per brama di successo e passerelle, per ansia di eterna giovinezza, per un Istagram di troppo, le aspiranti top model di Los Angeles nell’attesissimo, quanto misterioso, quanto folle, film di Nicolas Winding Refn The Neon Demon, in concorso. Qui il cannibalismo è un danno sanguinoso, ma solo collaterale a ben altre perversioni. Tutte fra ragazze. Allacciate le cinture. Qualcuno chiuderà gli occhi. Di sicuro se ne parlerà.

VESTITE PER UCCIDERE

A suggellare il tutto, arriva giusto il ruolo di Kristen Stewart in Personal Shopper di Assayas: una che cura il look delle modelle nel backstage delle sfilate, ma non riesce ad evitare i revenants, cioè i fantasmi. Le oscure presenze, appunto, tra stilisti e chiffon.

Piera Detassis