Spaceman, lo sci-fi romantico venato di riflessioni metafisiche, è il film che conferma il talento di Adam Sandler nell’interpretazione anche di ruoli drammatici. Presentato come Evento Speciale al 74mo Festiva del Cinema di Berlino, Spaceman di Johan Renck con anche Carey Mulligan è ora il secondo film più visto su Netflix.
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IL FATTO
Dopo sei mesi di missione di ricerca solitaria ai confini del sistema solare, un astronauta, Jakub (Sandler), si rende conto che il matrimonio che si è lasciato alle spalle potrebbe non essere più ad aspettarlo quando tornerà sulla Terra. Nel disperato tentativo di sistemare le cose con sua moglie Lenka (Carey Mulligan), viene aiutato da una misteriosa creatura che sembra venire dall’inizio dei tempi trovata nascosta nelle viscere della sua nave. La chiama Hanuš (doppiato da Paul Dano) e da essa si lascia aiutare per dare un senso a ciò che è andato storto nella sua vita prima che sia troppo tardi.
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L’OPINIONE
Basato sul romanzo “Spaceman of Bohemia” di Jaroslav Kalfař, il film è diretto da Johan Renck, regista, musicista e fotografo svedese che ha diretto alcuni episodi di serie note come Breaking Bad (2009-2011), The Walking Dead (2010), Vikings (2013) e Chernobyl (2019).
In Spaceman Adam Sandler interpreta Jakub, un astronauta alla deriva nel cosmo, in un ruolo drammatico a cui pellicole come Hustle (2022) e Diamanti grezzi (2019) ci hanno piano piano abituato a ri-vedere l’attore, noto più per film comici (quando non addirittura demenziali), e il risultato è eccellente.
Sandler interpreta un personaggio che colpisce immediatamente per la sua ordinarietà. Non è il classico cosmonauta che siamo abituati a vedere, soprattutto sul grande schermo, perfetto nella sua divisa anche quando si aggira sospeso nella navicella priva di gravità. E la prima cosa che veniamo a sapere di questo esperto astronauta in missione è che uno dei suoi principali problemi è dato dall’impianto di scarico del suo gabinetto che non funziona correttamente; più umano di così c’è poco.
Renck ci tiene subito a chiarire che non c’è da aspettarsi da questa storia effetti speciali eccezionali, fatto immediatamente evidente anche dalle scenografie utilizzate, tanto semplici da apparire quasi spartane e rudimentali. Spaceman, pur essendo ambientato quasi del tutto nel cosmo, si aggira per lo più in spazi umani emotivi e spirituali. Anche lo stesso Hanuš, l’imprevista creatura che accompagna Jakub in questo suo viaggio, a cui Paul Dano nella versione originale presta la propria voce, non ha molto di sorprendentemente soprannaturale nell’aspetto e nell’atteggiamento.
Quello di Jakub in Spaceman diventa così quasi un viaggio fisico dell’anima attraverso il proprio mistero, fatto di domande sull’universo, sì, ma più che altro quello interiore dell’essere umano, sull’origine di se stesso e di ciò che dà realmente senso all’esistenza. Vengono in mente infiniti riferimenti cinematografici ad altri film di fantascienza come Interstellar (2014), The Martian (2014) o Ad Astra (2019), ma anche opere assai diverse come genere che raccontano d’amore e di viaggi della memoria come Eternal Sunshine of the Spotless Mind (2004) o ancora il più intimamente drammatico Melancholia (2011).
Spaceman sfiora come un sussurro tutto questo e lo rimescola con semplicità disarmante offendo spunti di riflessione apparentemente distanti come le domande sulla vita nell’universo, la sua origine e la sua possibile fine, e il senso dell’esistenza, dell’amore, della genitorialità. Argomenti che raggiungono spazi siderali lontanissimi dal mondo ordinario e si ritrovano concentrati e connessi nell’angusto universo interiore di un solo essere umano.
Il viaggio di Jakub nell’universo alla ricerca di una spiegazione sulla straordinaria scia violacea e luminosa comparsa nel cielo, diventa così l’occasione per l’esplorazione dell’animo di un uomo che, isolato, sull’orlo dell’abbandono e lontano da tutto il mondo conosciuto, prima di arrivare a comprendere i segreti dello spazio, scopre il mistero racchiuso in sé, che dischiude tutto il suo significato proprio in quella relazione d’amore personale, che pareva prima solo un dettaglio marginale rispetto ad una missione di importanza globale.
Come film di fantascienza, certamente Spaceman non arriva a sorprendere per i suoi effetti speciali o per la sua trama in grado di offrire un approccio quantomeno credibile alle teorie sull’universo, ma non era questo nemmeno lo scopo di Renck, e Sandler, nella sua schietta interpretazione, profonda ma mai drammatizzata, incarna perfettamente il senso di questo racconto.
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I già citati Interstellar (2014), The Martian (2014), Ad Astra (2019), Eternal Sunshine of the Spotless Mind (2004), Melancholia (2011).