The Adam Project, Ryan Reynolds: «Un film che riflette la mia vita»

L’attore del momento svela il suo «forte coinvolgimento emotivo» in una storia «mai così personale»

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«Non appena terminato Free Guy, ci siamo domandati “Cosa possiamo fare adesso?” e The Adam Project aveva tutte le caratteristiche che cercavamo. Con un tono ed emozioni diverse da Free Guy rimaneva in quel tipo di progetto di cinema popolare che entrambi amiamo». Ryan Reynolds, ottimo protagonista di The Adam Project, conferma la perfetta sintonia artistica trovata con Shawn Levy, prima di rivelare quanto quest’avventura fantascientifica lo abbia toccato nel profondo a livello emotivo. «Il film – racconta l’attore – ha finito per diventare qualcosa di molto personale per me. Mio padre è morto anni fa e per molto tempo mi sono raccontato storie su di lui, perché questo mi aiutava a dare un senso alle mie carenze. Quando sono finalmente venuto a patti con il fatto che quelle che mi raccontavo erano solo delle storie, ho capito che il vero motivo per cui ero arrabbiato con mio padre non era perché lui fosse una persona cattiva, o perché avesse sbagliato qualcosa come padre, ma solo perché era morto. Ero arrabbiato con mio padre perché era morto. Così ho pensato che fosse interessante che Adam potesse tornare indietro nel tempo e incontrare il padre vivo e anche della sua stessa età. Per un momento loro si guardano come coetanei, non come padre-figlio e io vorrei poter tornare ai giorni in cui abbiamo lavorato sulla sceneggiatura, per me è stato qualcosa di equivalente a quando nel film i due Adam giocano in cortile col padre. Il tempo che abbiamo passato insieme nel dare forma alla storia è stato davvero magico».

the adam project

Reynolds non nega l’importanza dell’aspetto nostalgico che permea l’intero film perché, dice, «La nostalgia è la più grande droga sulla Terra e questo film segue le orme di quelle storie dove c’era una completa assenza di cinismo narrativo a favore della meraviglia mista alla commedia e alla leggerezza, ma con tante emozioni viscerali. Poi c’era un grande elemento di azione e avventura, quindi, anche se è stato duro fare un film del genere, per me ne è valsa la pena, proprio perché era qualcosa di così personale. Non ho fatto molti film che riflettano davvero la mia vita come The Adam Project»