Cannes 2023: Indiana Jones e il quadrante del destino, la recensione

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Indiana Jones e il quadrante del destino – IL FATTO: 1969. L’uomo è arrivato sulla Luna, ma la vita terrena del professor Henry Jones sembra essere al capolinea. Marion ha chiesto il divorzio ed è arrivato il momento anche del pensionamento dall’insegnamento. Ma l’imprevisto può arrivare anche quando gli anni sembrano tanti. In questo caso si chiama Helena, la figlia di un vecchio amico che lo aveva aiutato a recuperare un prezioso manufatto molti anni in prima durante la guerra…

L’OPINIONE: “Se l’avventura ha un nome, quello è Indiana Jones”. Non è cambiato l’adagio, anche se Harrison Ford ha una veneranda età e il cappello, la frusta e la giacca di pelle sono rimaste chiuse in una borsa sotto al letto per anni. Il fascino del personaggio è inattacabile, anche dopo un quarto film che molti hanno considerato la sua tomba (rivedetelo, vi ricrederete).

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La ragione è molto semplice: perché le storie di Indy sono quelle di cui siamo fatti, che ci si inventava da bambini con un foglio di carta arrotolato, un manico di scopa e un salto dal divano alla poltrona. La formula è sempre la stessa, e come La Settimana Enigmistica ha avuto innumerevoli tentativi d’imitazione, ma mai con gli stessi risultati. Lo dimostra il fatto che anche senza la presenza in cabina di regia di Steven Spielberg, Indiana Jones e il quadrante del destino funziona perfettamente, sebbene James Mangold, solidissimo cineasta, abbia un ritmo dell’azione meno efficace, gli manca quel gusto retrò che Spielberg ha infuso alla serie sin da I predatori dell’arca perduta (che si chiama così e basta).

Indy viaggia per il mondo, alla ricerca di un meccanismo inventato da Archimede e che, anche se tutto lo dicono, non sveleremo a cosa serve. Anche perché è un classico “McGuffin”, serve solo a far andare avanti la storia e quello che i protagonisti troveranno sarà semplicemente loro stessi, di nuovo o per la prima volta. Il film parte in pompa magna, con il flashback in cui vediamo Ford ringiovanito con la AI (buon risultato, per un occhio attento, pignolo ed esperto di CGI non eccezionale, e meno male), per poi spostarsi nell’epoca dei Beatles e del primo David Bowie.

La ricerca ha dei picchi notevoli (l’inseguimento nella parata tra le strade di New York) e qualche momento meno riuscito (la parte acquatica con Antonio Banderas), ma nel complesso le due ore e mezza filano via con grande piacere.

Il vecchio Harrison insegna agli uomini che si può essere un sex symbol anche a ottant’anni, Phoebe Waller-Bridge trova una dimensione in cui è sorprendentemente molto a suo agio, Mads Mikkelsen è un villain di grande classe. Dietro tutto questo c’è anche un profondo messaggio politico contemporaneo, e una lettera d’amore nei confronti della cultura, vero tesoro dell’umanità. E poi, alla fine, arriva anche la lacrimuccia. E cosa si può volere di più?

SE VI È PIACIUTO INDIANA JONES E IL QUADRANTE DEL DESTINO GUARDATE ANCHE: tutta la precedente quadrilogia di Indiana Jones, da poco oltretutto disponibile in una nuova versione in 4K.

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cannes-2023-indiana-jones-e-il-quadrante-del-destino-la-recensioneIndiana Jones e il quadrante del destino - IL FATTO: 1969. L’uomo è arrivato sulla Luna, ma la vita terrena del professor Henry Jones sembra essere al capolinea. Marion ha chiesto il divorzio ed è arrivato il momento anche del pensionamento dall’insegnamento. Ma l’imprevisto...