I MERCENARI 3

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In sala dal 4 settembre

The Expendables 3, USA, 2014 Regia Patrick Hughes Interpreti Sylvester Stallone, Jason Statham, Arnold Schwarzenegger Sceneggiatura Katrin Benedikt, Creighton Rothrenger, S. Stallone Produzione Millennium Films, Nu Image Distribuzione Universal Durata 2h e 6′
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Durante una “solita” missione pseudo suicida, Barney Ross, il deus ex machina Sylvester Stallone, perde uno dei suoi Expendables e scopre che il suo nemico n.1, come nelle migliori tradizioni un ex-amico che ha il volto Mel Gibson, è ancora vivo: decide allora di formare una squadra di giovanissimi, ma tenere lontani i suoi vecchi compagni sarà dura…

Cosa vuol dire sopravvivere al proprio mito? Eccolo spiegato da Sly e compagnia, mentre mettono in scena il terzo atto del progetto volto all’accumulo seriale: se nel primo c’erano lui, Statham, Lundgren, Rourke, Schwarzenegger, Willis, Li e Roberts, nel secondo si sono aggiunti Norris, Van Damme, Hemsworth, Carpenter, ecco adesso arrivare Ford, Gibson e Banderas in uno dei più evidenti “bigger than life” del cinema action.

Il guaio è che l’unica ragion d’essere del film nasce e si esaurisce nel nome in locandina: gli attori impegnati sono, chi più chi meno, vere e proprie icone pop del cinema muscolare americano, chi più chi meno riabilitato da film meno commerciali e chi più chi meno efficaci come interpreti. Ma nel film non conta quasi nulla, se non appunto l’accumulo, e se al posto dei vari Schwarzenegger e soci ci fossero stati volti sconosciuti, il franchise del film si sarebbe fermato al primo film, se non addirittura prima di nascere. Non c’è vera violenza (non una goccia di sangue stilla sullo schermo), non c’è vero sarcasmo (le battute e le frecciatine che si scambiano i protagonisti sembrano uscite anche loro da un film degli anni ’80), non c’è vero thrilling (dopo cinque secondi di pellicola si capisce dove il film andrà a parare); e alla fine il solo divertimento che resta è semplicemente vedere chi ha resistito meglio all’usura del tempo. I Mercenari 3 soffoca la sua sceneggiatura nella folla di personaggi e citazioni, la furia di alcune sequenze d’azione si smorza subito quando dai binari di un film folle e grottesco si scivola (in)consapevolmente su quelli prevedibili del prodotto di cassetta. E per di più sacrilegio massimo, si perde quel senso di “comune senso dell’azione” e ognuno sembra un monumento alla propria individualità, mimando malamente il passato che fu. Spento.

 

Gianlorenzo Franzì