L’uomo che uccise Don Chisciotte, il generoso guazzabuglio di Terry Gilliam

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The Man Who Killed Don Quixote Regia Terry Gilliam Interpreti Adam Driver, Jonathan Pryce, Stellan Skarsgård, Olga Kurylenko Distribuzione M2 Pictures Durata 2h e 17′

LA STORIA – Bloccato in un caotico set spagnolo, il regista Toby non sa come proseguire il suo progetto su Don Chisciotte. Da un gitano un giorno recupera il cd pirata di El hombre que matò Don Qujote, il suo primo e pionieristico film da lui stesso dimenticato. Entusiasmato, si muove allora verso quei posti della sua gioventù, cercando gli attori di allora. Per scoprire che il ciabattino che ingaggiò per il ruolo principale (“dimentica le scarpe, tu sei Don Qujote!“), impazzito e infervorato, pensa ancora di impersonificare il “cavaliere dalla triste figura” e Angelica è nientemeno che la escort maltrattata di quello che potrebbe essere il finanziatore principale del suo film, un insopportabile boss russo della vodka. Non solo, ma le circostanze travolgono il cineasta che finirà al seguito del suo Don Quisciotte come scudiero (“È un giorno perfetto per le avventure Sancho!“) mentre realtà e fantasia si mescolano in una continua allucinazione.

L’OPINIONE – Premette la scritta introduttiva: “Dopo 25 anni di facimento e disfacimento”(e se volete rendervi conto a che cosa si sta riferendo recuperate il documentario Lost in La Mancha che racconta le traversie e le incredibili sfighe del film su Don Chisciotte, anno 2000, con Johnny Depp e Jean Rochefort). Ecco che Terry Gilliam ha completato finalmente il più maledetto dei suoi progetti. Risultato? Un generoso guazzabuglio che trabocca del miglior Gilliam (leggi: la fantasia visiva e una filosofica “allegra” disperazione di fondo), ma anche del suo peggio (la confusione degli intenti, il sovraccarico di elementi a spezzare il ritmo e appesantire). Dentro ci sta troppo: lo sguardo egocentrico nell’abisso “autobiografico” del regista che filma le ambasce del suo quasi alter ego con i personaggi che gli si ribellano, la gioia estatica dell’inventare con la magia del cinema e lo sguardo sdegnato sulle miserie della contemporaneità (“Sembra un bambino pieno di zucchero. Sembra Trump!“). Adam Driver come sempre all’inizio sembra un po’ un alieno, poi ci si abitua e ci affezioniamo alla sua figura cavallina e alla sua recitazione schizofrenica, Jonathan Pryce antico collaboratore di Gilliam dai tempi del profetico Brazil pare invece subito in palla, altri famosi (o ex famosi) di contorno perché è sempre un piacere lavorare per uno dei più grandi talenti dello schermo (Skarsgard, Kurylenko, Lopez, Molla, Rossy de Palma). Peccato, ma con inalterata stima!