“Spider-Man Homecoming”, il supereroe in versione teen comedy: la recensione

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Usa, 2017 Regia Jon Watts Interpreti Tom Holland, Marisa Tomei, Robert Downey Jr., Donald Glover, Jon Favreau, Zendaya, Martin Starr, Michael Keaton, Gwyneth Paltrow, Garcelle Beauvais, Logan Marshall-Green, Angourie Rice, Stan Lee, Hannibal Buress, Tony Revolori, Bokeem Woodbine Distribuzione Warner Bros. Durata 1h e 10’

 

Al cinema dal 6 luglio 2017

IL FATTO – Dopo l’impresa immortalata in Captain America: Civil War, a Peter Parker/Spiderman il quartiere newyorchese del Queens gli va piuttosto stretto. Anche se Tony Stark/Iron man lo ha preso sotto la sua miliardaria e tecnologica ala, la sua resta l’esistenza del 14enne tipico americano, con l’amico cicciottello e sfigatino quanto lui, la ragazzina splendida da innamorarsi di nascosto, i bulletti della scuola. Senonchè l’arrivo sulla scena di un super-cattivo chiamato l’Avvoltoio, con tanto di banda e armi aliene, potrebbe appagare i suoi desideri di crescita e di gloria. Sarà non solo non facile, ma anche gravido di complicazioni impreviste.

L’OPINIONE – L’universo Marvel si espande costantemente, tentacolare e compatto. Non solo da cosa nasce cosa, cioè personaggi ed episodi “provocano” altri personaggi e altre saghe ad libitum, ma i produttori, sceneggiatori e registi si preoccupano di intersecare sempre i vari segmenti con altri del corpus principale. Così qui in Spider-Man Homecoming, oltre a Iron Man in ruolo secondario, ecco Capitan America presente con filmati promozional-educativi scolastici (con inevitabile effetto autoironico) o Gwyneth Paltrow in special cameo; non solo ma la radice del plot si trova nei postumi della battaglia con i Chitauri di The Avengers. Insomma della metasaga non si butta via mai niente, bisogna essere sempre autoreferenziali è l’imput e gli autori Jonathan Goldstein e John Francis Daley (due new entries, non incidentalmente “aiutati” a costruire l’atmosfera preventivata da altre quattro penne) hanno ben svolto il compito, così come il regista Jon Watts, con un solo lungometraggio all’attivo (lo stuzzicante Cop Car) ma con spirito disciplinato e frizzante al punto giusto.

Infatti l’ultimo Spider-Man si basa prima di tutto su un felice copione quasi da teen comedy, con dialoghi ritmati e spiritosi (cosa non sempre facile, ai cugini-rivali della DC Comics infatti riesce meno) e l’action in sè e per sè, che pure c’è -e tanta- a inflazionare le due ore e rotti di spettacolo con scontri pirotecnici, traghetti segati in due e miracolosamente tenuti insieme, attentati ai monumenti di Washington e salvataggi spericolati, è quasi un complemento (almeno per noi adulti), in un certo senso. Quello che conta qui sono soprattutto i caratteri, quasi mai banali, a parte il gruppo degli studenti da teatrino del visto e rivisto, con la bella (ma un po’ sciacquetta e perbenina) Liz e la combattiva e vispa Michelle (la interpreta la teen star Zendaya che sicuramente avrà spazio nei seguiti).

Notevole ad esempio è il brio e la naturalezza del protagonista, il 21enne Tom Holland, rivelazione di The Impossible, che fa propri tutti i patemi standard dell’adolescente americano medio per rilanciarli iconicamente nella trasfigurazione del nerd (lettura possibile del personaggio Spider-Man), così come la cattiveria sardonica di Michael Keaton, un villain che non nasce tale ma lo diventa (i liberal della Marvel privilegiano sempre, fortunatamente, queste chiavi di lettura), non privo di codici e di humour (quando parla di Spider-Man come del “bastardello con la calzamaglia rossa” è delizioso). Recitazione sciolta, effetti speciali volutamente effettati (cioé si vedono ma non importa), ottimo lavoro sottotraccia di scrittura: insomma funziona tutto, nei limiti si intende della baracconata spigliata e simpatica.

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