UN MOSTRO DALLE MILLE TESTE

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Un marito debilitato e sofferente per un tumore, un assicurazione che non vuole pagare le spese per una cura alternativa. Sonia Bonet ha poco tempo a disposizione, ma ha una pistola. E con l’ignaro figlio adolescente si mette in cerca delle persone, medico curante in testa, che potrebbero autorizzare il versamento di quella cifra necessaria a comperare quella che è l’ultima speranza di vita per il marito.

Qualcuno ricorderà senz’altro La zona (2007) un thriller politico sociale from Mexico, molto ben congegnato e iperteso, rivelazione con tanto di riconoscimenti (minori) alla Mostra del Cinema di Venezia di quell’anno. Bene, non era un evidentemente un exploit estemporaneo, perché l’autore Rodrigo Plà (che è in realtà uruguaiano e di cui a questo punto sarebbe bene recuperare i successivi Desierto dentro, premiatissimo in patria 2008 e  La demora segnalato con il Premio Ecumenico al festival di Berlino 2012) ritorna in piena forma nelle nostre sale con questo thriller urbano, caratterizzato da una fortissima indignazione civile.

Costruito sull’effetto valanga che coinvolge e travolge, a partire da una reazione legittima e giustificata, tutta una serie di innocenti, comparse e burocrati mediocri, il dramma con crimine si sviluppa quasi tutto in una notte, veloce e isterico, mentre l’ambiente circostante e i dettagli allargano di particolare in particolare lo sguardo e il giudizio su una società intimamente e nevroticamente razzista, divisa tra un garantito ceto alto-borghese e il resto destinato a essere truffato e ad arrangiarsi. Plà ha sicuramente imparato da Loach, ma anche evidentemente da Scorsese e dal cinema americano che coniuga realismo, violenza e l’ammissione di impotenza di fronte al disordine della degradazione. Presentato a Venezia 2015 e premiato per la sceneggiatura agli Ariel (ovvero gli Oscar messicani), mentre la protagonista Jana Raluy ha vinto al festival di L’Avana il premio per la recitazione.