The End We Start From, la recensione dell’apocalisse britannica

Nel film con Jodie Comer e Benedict Cumberbatch paura del futuro e speranza

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Jodie Comer The End We Star From

È tra i film che concorreranno al Premio Miglior Opera Prima BNL BNP Paribas, ma in attesa del responso della giuria guidata da Paolo Virzì, l’esordio alla regia di Mahalia Belo è di quelli molto convincenti. Sia per la breve apparizione di Benedict Cumberbatch (anche produttore del film), sia per l’ottima prova della Jodie Comer di The Last Duel e Killing Eve in un personaggio molto diverso da quelli che l’hanno resa nota tra cinema e serie TV, ma soprattutto per la storia potente, basata sul profetico romanzo di Megan Hunter del 2017 “La fine da cui partiamo” (edito da Guanda) nel quale si mescolano road movie, survival movie, fantasia distopica, parabola sul female empowerment e thriller – a suo modo – sentimentale.

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IL FATTO:

Giorno dopo giorno, le incessanti piogge che cadono sul Regno Unito causano una paurosa inondazione, e con Londra semisommersa dalle conseguenze della catastrofe climatica la popolazione si trova costretta a fronteggiare una situazione di emergenza che lo Stato fatica a risolvere. In fuga dalla città, una donna e il suo compagno, con il loro bambino appena nato, riparano nel paese d’origine di lui, a Nord di Londra, ma la pace non durerà molto in un mondo sempre più disperato nel quale la civiltà sembra sul punto di implodere.

L’OPINIONE:

La paura della morte, l’incertezza generale sul futuro, i dubbi sul se sia giusto  o meno mettere al mondo dei figli, pur accompagnati dal fugace riferimento all’egoismo insito nel farlo, sono il costante accompagnamento sotteso alla lunga odissea della donna protagonista di questo dramma distopico alla quale dà vita una convincente e intensa Jodie Comer.

Una continua lotta per la sopravvivenza, nella quale il nostalgico ricordo di una normalità troppo a lungo data per scontata viene affidato a dei brevi flashback, più delle visioni, nelle quali in qualche modo ripara la madre in fuga dalla dissoluzione del mondo e della civiltà (anche quella occidentale, che tanto ama vedersi superiore e intoccabile). Circondata dalla disperazione – e dalla regressione – generale, la protagonista sembra sempre a un passo dal cedere, dalla crisi di nervi, dal perdere il senno, salvo riprendersi ogni volta in nome di un istinto superiore.

Che la continua a spingere avanti, in un film di fantascienza apocalittico nel quale una speranza continua a esserci. Una possibilità alla quale tornare, cui aggrapparsi, come fa anche la stessa regista, che a partire dalla sceneggiatura della Alice Birch di Normal People e Succession per una volta ci regala un approccio non nichilistico al tema. Per altro inserendo in uno sviluppo coerente e ritmato – anche se non particolarmente immaginifico – scene in grado di spiccare, anche per simbolismi. Come nel caso del montaggio sovrapposto e alternato delle riprese subacquee e devastanti con quelle di una superficie placida e benevola, all’apparenza, ma sempre pronta a rovesciarsi nel suo opporto.

Se il titolo potrebbe far pensare molti, e per parte del film a una sorta di “inizio della fine”, la ‘Fine’ dalla quale ‘ripartire’ è quella del mondo per come lo conosciamo. Chissà se una volta toccato il fondo, come sembriamo destinati a fare e come il film ci mostra (soprattutto nella rappresentazione delle aberrazioni cui la disperazione può portare l’essere umano), sarà davvero possibile una rinascita e se aspetteremo che sia troppo tardi per mettere le basi di un futuro sostenibile e condiviso.

 

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Viaggiando dalla Festa del Cinema di Roma a quelli di Venezia e di Taormina, viene facile pensare allo splendido I figli degli uomini del 2006, diretto da Alfonso Cuarón a partire dal romanzo distopico della scrittrice britannica P. D. James, e al La terra dei figli di Claudio Cupellini del 2021. Due titoli nei quali alle preoccupazioni sul futuro si mescolano altri temi, come quello del disastro climatico e le sue conseguenze (per cui si rimanda anche al Siccità di Paolo Virzì) e della sopravvivenza dopo l’apocalisse (come raccontato, seppur in altra maniera, nel The Day After Tomorrow del 2004).

 

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO
the-end-we-start-from-la-recensione-dellapocalisse-britannicaRegno Unito, 2023. Regia: Mahalia Belo. Interpreti: Jodie Comer, Joel Fry, Katherine Waterston, Gina McKee, Nina Sosanya, Mark Strong, Benedict Cumberbatch. Distribuzione: nd. Durata: 1h e 42'