Rapito, la conversione dello scandalo

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Marco Bellocchio

A quattro anni da Il traditore, Marco Bellocchio torna in concorso al Festival di Cannes con Rapito, un film sul caso del piccolo Edgardo Mortara che nel 2016 aveva già attirato l’attenzione di Steven Spielberg. Nelle sale dal 25 maggio.

Se l’anno scorso Marco Bellocchio ha presentato fuori concorso a Cannes la sua prima serie tv, Esterno notte (candidata a 18 David di Donatello) e l’anno prima era arrivato al Festival per ricevere dalle mani di Paolo Sorrentino la Palma d’onore, quest’anno il regista di Bobbio torna in concorso sulla Croisette con Rapito (nuovo titolo che ha sostituito La conversione). L’ultima volta è stato nel 2019 con Il traditore.

Prodotto da Beppe Caschetto e Simone Gattoni con Rai Cinema, scritto dal regista e da Susanna Nicchiarelli con la collaborazione di Edoardo Albinati e Daniela Ceselli, montato da Francesca Calvelli e Stefano Mariotti, interpretato da Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, Enea Sala, Leonardo Maltese, Filippo Timi, Fabrizio Gifuni, Andrea Gherpelli, Samuele Teneggi, Corrado Invernizzi, il film, nelle sale il 25 maggio con 01 Distribution, è incentrato sulla storia di Edgardo Mortara, il bambino ebreo che nel 1858 fu strappato alla sua famiglia di origine per essere allevato da cattolico sotto la custodia di Papa Pio IX, suscitando un caso internazionale.

Nel 2016 questa vicenda destò l’interesse anche di Steven Spielberg, che aveva annunciato la volontà di girare un film basato su un libro dell’accademico statunitense David Kertzer. Prigioniero del Papa Re. Bellocchio ricorre invece ad altre fonti, tra cui il libro di Daniele Scalise, “Il caso Mortara”, la stampa di allora e la consulenza della storica Pina Totaro.

La storia parla di questo: nel 1858, nel quartiere ebraico di Bologna, i soldati del Papa irrompono nella casa della famiglia Mortara. Per ordine del cardinale, sono andati a prendere Edgardo, il loro figlio di sette anni. Secondo le dichiarazioni di una domestica, ritenuto in punto di morte, a sei mesi, il bambino era stato segretamente battezzato. La legge papale è inappellabile: deve ricevere un’educazione cattolica.

I genitori di Edgardo, sconvolti, faranno di tutto per riavere il figlio. Sostenuta dall’opinione pubblica e dalla comunità ebraica internazionale, la battaglia dei Mortara assume presto una dimensione politica. Ma il Papa non accetta di restituire il bambino. Mentre Edgardo cresce nella fede cattolica, il potere temporale della Chiesa volge al tramonto e le truppe sabaude conquistano Roma.

Papa Pio IX (non Pacelli, come erroneamente riportato per un refuso su Ciak di maggio, ndr) si comportò in modo estremamente violento – aveva già commentato il regista, che intanto sta preparando una serie sul caso Enzo Tortorama il mio non sarà un film polemico contro la Chiesa. La storia di Mortara mi ha emozionato moltissimo, nel film resto accanto a questo bambino che ha abbracciato il cristianesimo divenendo anche un prete missionario e difendendo sempre la Chiesa. Girò l’Europa, fu tormentato però da un grave malessere psico-fisico e morì in Belgio nel 1940, proprio il giorno in cui i nazisti entrarono nel Paese. Racconto anche la vicenda dei genitori che cercarono legalmente di riprendersi il bambino. Ci troviamo in una Italia che stava risorgendo e il piccolo Edgardo diventò l’emblema di un mondo che stava invece scomparendo. Attraverso di lui il Papa si opponeva al crollo dello Stato Pontificio”.