BERLINALE 2017: GEOFFREY RUSH E ARMIE HAMMER INSIEME IN “FINALE PORTRAIT” DI STANLEY TUCCI

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Stanley Tucci, Geoffrey Rush e Armie Hammer

Se andate a cercare le fotografie di Alberto Giacometti, scultore e pittore svizzero morto nel 1966, scoprirete quanto forte sia la somiglianza con Geoffrey Rush, l’attore che lo interpreta in Final Portrait, il quinto film da regista di Stanley Tucci, presentato fuori concorso alla Berlinale. Non si tratta di un tradizionale biopic sulla vita e la carriera del tormentato artista (il suo volto è impresso sulle banconote da 100 franchi svizzeri), ma il racconto delle tre settimane necessarie a realizzare il ritratto di James Lord (Armie Hammer), il critico d’arte newyorkese dal cui libro di memorie, Un ritratto di Giacometti, il film, distribuito nelle sale italiane da Bim, è tratto.

Il dipinto avrebbe dovuto essere concluso nel giro di un pomeriggio, ma Giacometti, sempre insoddisfatto, continuava a farlo e disfarlo, deciso a distruggere tutto, ma pronto a ricominciare dopo qualche imprecazione urlata alla tela e qualche minuto passato con la testa tra le mani. L’interpretazione di Rush è una vera delizia in un film che ha l’ambizione di raccontare il processo creativo dell’artista, i dubbi, le frustrazioni, le insicurezze. Osserviamo Giacometti al lavoro, ma lo vediamo anche tradire la moglie Annette che sogna una vita borghese e agiata, desiderare l’amata Caroline, prostituta e musa, disprezzare il denaro, Picasso e Chagall, collaborare con il fratello Diego. Quasi monocromatico, il film usa la stessa palette di colori dei dipinti di Giacometti, salvo accendersi in qualche momento, e sceglie di avvolgere con fluidi movimenti di macchina gli attori liberi di muoversi sulla scena.

“Ho letto il libro di Lord a 20 anni – racconta Tucci – e me ne sono innamorato. Il suo lavoro ha molto da insegnare sul percorso creativo, anche noi che facciamo cinema abbiamo l’impressione che tutto possa essere continuamente rifatto e migliorato. Per fortuna i registi hanno un budget, una schedule da rispettare e a un certo punto bisogna mettere la parola fine”. “Grazie a mio padre – continua – sin dall’infanzia mi sono nutrito di quell’arte che oggi in America non è più considerata importante per l’educazione dei giovani e lo sviluppo della società civile. La miopia di questa amministrazione sarà devastante”.

Alessandra De Luca

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