Calibro 9: fuori concorso al Torino Film Festival il sequel del cult di Di Leo

Al TFF Calibro 9, sequel di Milano calibro 9: lo hanno presentato in collegamento il regista Toni D’Angelo, il produttore e sceneggiatore Gianluca Curti e gli attori Marco Bocci e Alessio Boni.

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Approda (fuori concorso) al Torino Film Festival uno dei titoli più attesi, Calibro 9 di Toni D’Angelo (sequel del cult Milano Calibro 9 di Fernando Di Leo), disponibile in streaming dalle 14 e presentato dal regista insieme e a due degli attori protagonisti, Marco Bocci e Alessio Boni, e al produttore e co-sceneggiatore Gianluca Curti, figlio di Ermanno Curti, che produsse proprio Milano calibro 9.

E a quasi cinque decadi da quel film (considerato da Quentin Tarantino il miglior noir italiano di sempre), il mondo già brutale che dipingeva non è certo diventato un posto migliore, anzi. Uno dei motivi che hanno spinto D’Angelo a realizzare il film è stato proprio la volontà di «raccontare che in più di quarant’anni la criminalità organizzata non è cambiata per niente, anzi si è sviluppata e organizzata ancora meglio», perché «anziché girare con una valigetta piena di dollari», come nel film del 1972, «si lavora con un computer».

E inizia proprio con un furto di impalpabile denaro virtuale (ripercorrendo e aggiornando l’incipit del modello) la parabola di Fernando (nome non proprio casuale) Piazza (Bocci), figlio dell’indimenticabile e indimenticato Ugo Piazza (il mitico Gastone Moschin). «All’inizio l’ho presa con molto timore», racconta Bocci a proposito della sfida di questo ruolo, «prima di leggere la sceneggiatura non sapevo di cosa si trattasse, pensavo fosse un remake». Solo per scoprire che invece «era un sequel, con tutte le caratteristiche del film di genere, rispettando la drammaturgia di Milano calibro 9», ma calandola in «dinamiche contemporanee».

Del suo personaggio, poi, Bocci afferma di aver apprezzato in particolare il modo «molto maturo» in cui è gestito il rapporto con l’ingombrante figura paterna, da cui il figlio vorrebbe distinguersi, trovandosi invece a ripercorrerne il cammino e scoprendosi simile a lui: il suo è un «conflitto tra ciò che si realizza di essere e ciò che si pensava di essere», sottolinea l’attore. E infatti l’avvocato Fernando Piazza si ritrova coinvolto suo malgrado in una guerra tra famiglie della ‘ndrangheta, oltre che in un’ambigua relazione con la collega ed ex fiamma interpretata da Ksenia Rappoport

A dare filo da torcere al protagonista c’è anche il commissario Di Leo (altro nome decisamente non casuale), ovvero l’attore Alessio Boni, il quale afferma di essere rimasto «stregato» dal progetto di Curti e D’Angelo: dove il personaggio del poliziotto «non è né bianco né nero», mostrando come «quando entri a contatto con i malavitosi non sei mai netto, ti devi “sporcare” entrando nel pensiero del malvivente per poi poterlo sconfiggere». Ma tra i protagonisti di Calibro 9 ci sono anche figure dal passato, come l’amante-traditrice di Ugo Piazza Nelly (Barbara Bouchet, che riprende il ruolo del primo film) e l’amico-nemico Rocco Musco, interpretato nell’originale da uno straordinario Mario Adorf e stavolta affidato al talento di Michele Placido.

Non per nulla, il film vuole essere anche (e prima di tutto) un omaggio non solo al capolavoro di Di Leo ma a tutto il cinema italiano di genere che fu: schierandosi, ha detto D’Angelo, «dalla parte di questi artigiani» che con i loro film permettevano anche alle produzioni d’autore di sopravvivere finanziariamente. Una tradizione che «abbiamo cercato di ripercorrere con attenzione e con grandissimo rispetto», ha aggiunto Gianluca Curti: che non esclude, tra l’altro, di proseguire ulteriormente l’epopea criminale dei Calibro 9: «potrebbe esserci un altro sviluppo della storia, andando forse verso Est, l’orizzonte è aperto».