Citizen Rosi: un documentario intenso e robusto, un omaggio al regista che è una lezione di etica e passione

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Citizen Rosi

Come raccontare Francesco Rosi (che familiari e amici chiamavano Franco)? La strada scelta dalla figlia e sua assidua collaboratrice Carolina è certamente interessante. «Ho cercato di essere presente nella realtà del mio Paese» e «rincorrere e ricostruire la realtà»: da queste due dichiarazioni del cineasta, la scelta del documentario (codiretto da Didi Gnocchi) è stata quella di ripercorrerne la carriera non rispettando l’ordine strettamente cronologico dei suoi film, piuttosto come temporalmente si pongono rispetto alla storia travagliatissima della Repubblica italiana. Partendo da quello che Rosi ha definito (e chi potrebbe ora sostenere il contrario?), «la madre di tutte le trattative Stato-mafia», ovvero Lucky Luciano, passando via via per tante tragedie ancora oscure del nostro passato: Salvatore Giuliano, La sfida e tutti gli altri.

Con il commento appassionato della figlia, ecco spezzoni di film, riflessioni del regista, dichiarazioni di tanti intellettuali, sodali, a portare la loro testimonianza. Un taglio narrativo che ha escluso le sue escursioni nel cinema diciamo più di evasione e che ribadisce a ogni sequenza la potenza informativa e indignata del cinema di Rosi. Da molti film – Salvatore Giuliano, Il caso Mattei, Cadaveri eccellenti, Dimenticare Palermo ecc. – partono riflessioni e affermazioni ancora adesso di portata non ben compresa della loro gravità. Un cinema d’inchiesta (impressionante la ricerca documentaria per ogni progetto, ancora oggi archiviata e disponibile) che si coniuga con la grande spettacolarità della narrazione più popolare. Si vedano a questo proposito la ricostruzione di alcune scene di Salvatore Giuliano o Le mani sulla città (con un palazzo che veramente crolla sotto lo sguardo in bianco e nero della cinepresa, senza effetti speciali!). Curiosità finale: la casa di produzione si chiama “Andiamo avanti”: era uno dei motti preferiti di Francesco Rosi e qui suona anche come una appassionata dichiarazione dell’ottimismo della volontà che deve sempre soccorrere, anche nei momenti più incasinati o bizzarri della storia della nostra Repubblica. Del resto come qui ci ricorda Tornatore: «Franco aveva la certezza che il cinema fosse un modo di migliorare la società». Un documentario intenso e robusto, un omaggio che è una lezione di etica e passione