SALVATORE GIULIANO

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Salvatore GiulianoAlcune immagini di rara potenza erano impresse nella mia memoria di adolescente: Salvatore Giuliano su un tavolo del cimitero, circondato da figure femminili piangenti. Il suo corpo senza vita, seminudo inquadrato come il Cristo di Mantegna. L’epicità dei fotogrammi che ricostruivano l’eccidio di contadini inermi durante la celebrazione del primo Maggio, la disperata corsa delle donne contro i militari per difendere i propri uomini, mariti, figli prima ancora che possibili banditi…Ma Salvatore Giuliano, rivisto oggi, è molto di più, naturalmente. Vagando senza un ordine cronologico attraverso i capitoli di una vicenda rimasta in gran parte misteriosa, Francesco Rosi costruisce un puzzle sanguinoso fatto di oscuri legami fra politica e banditismo, mostrandoci uno dei più grandi e inquietanti spaccati della mafia e della sua gerarchia tanto labirintica da rendere ancora oggi impossibile raggiungerne il cuore e colpirlo a morte.

Salvatore GiulianoOmertà, silenzi e tradimenti presentati come intermittenti bagliori che la bellissima fotografia di Gianni Di Venanzo scopre e nasconde, alternando le sue cupe atmosfere al bianco rovente degli stessi luoghi dove il giovane Salvatore divenne un triste mito. Come uomo Rosi non lo inquadra mai, se non da morto. È il suo corpo insanguinato, rinvenuto in misero un cortile, ad aprire il film. Da subito le testimonianze appaiono discrepanti, forse manovrate. Da subito capiamo che il giovane Salvatore è stato un simbolo ma più probabilmente una pedina in un gioco politico che non sarebbe mai arrivato a comprendere. Ladro da borsa nera, macchiatosi con i suoi complici dell’omicidio di un militare, in cambio del promesso perdono, divenne il braccio armato del movimento isolazionista siciliano dell’immediato dopoguerra.

Salvatore GiulianoIl primo maggio 1947, la strage di Portella della Ginestra, l’assassinio di quattordici persone, tra le quali due bambini, segnò l’inizio della fine per Giuliano e i suoi. L’ordine dell’eccidio era apparentemente giunto da Roma per «soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori». Ma ormai la banda di Giuliano era troppo scomoda e il suo “luogotenente”, Gaspare Pisciotta, decise di intervenire. La sceneggiatura – di Suso Cecchi D’Amico, Franco Solinas, Enzo Provenzale e lo stesso Rosi – non pretende di trovare tutte le risposte e tantomeno indicare chi mentì, durante il lungo processo che seguì, e chi no. Ogni spettatore può scegliere la propria verità ma, qualunque essa sia, spargerà un odore amaro e pesante di morte e sopraffazione, lo stesso che continua a opprimere il nostro Paese.

Salvatore GiulianoUn bellissimo film di un grandissimo regista, emozionante, sorprendente nella sua costruzione, costellato da volti intensi e “antichi” che ben si amalgamano con la professionalità di Frank Wolff/Pisciotta, e Salvo Randone/il giudice. E i numerosi extra presenti nel blu-ray aiutano a ricostruire quei primi anni difficili nella Sicilia del dopoguerra. Altissimo esempio del Grande Cinema italiano, qui presentato nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna in associazione con The Film Foundation e con il contributo di Francesco Rosi. Una splendida eredità a suggellare l’ammirevole carriera di questo insostituibile regista.