LA STORIA – Sospesi dal servizio perché un video li ha filmati mentre effettuavano un arresto con metodi decisamente bruschi (“Sopravviverete. Sarà però meglio smettere di parlare di aumenti o promozioni” dice loro il capo Calvert/Don Johnson), gli agenti Ridgeman e Lusaretti si trovano in difficoltà in Dragged Across Concrete. Il primo ha quasi 60 anni, una moglie ex poliziotta con la sclerosi e una figlia spesso vittima dei bulletti afro di quartiere. È un amareggiato che si nasconde nel sarcasmo (“Non sono razzista. Per l’anniversario di Martin Luther King ordino sempre caffè nero”), il secondo naviga sui 40, è più prudente (“Sono idee pessime come le lasagne in scatola“) e ha una fidanzata impegnata nel sociale a cui non sa come fare la proposta di nozze. Il primo coinvolgerà il secondo in una storia dalle implicazioni spiacevoli, pedinare un losco che immaginano impegnato a comperare droga con a disposizione mucho denaro. In realtà la questione sarà diversa e peggiore e si troveranno incastrati in una situazione dalle conseguenze tragiche.
L’OPINIONE – Si prende il suo tempo il creativissimo S. Craig Zahler (suo il cult Bone Tomahawk e il gustosissimo Brawl in Cell Block 99 visto l’anno scorso qui a Venezia): due ore e mezza abbondanti, ma sono quasi tutte ben spese. Al netto di qualche tarantinismo di troppo in certi dialoghi infatti, partecipiamo a una discesa all’inferno umorosa e senza scampo, che si colora di gore (qualche momentino è decisamente forte) in un contesto emotivo-sociale piuttosto sottolineato, dove quel che divide sembra incidere più di quel che unisce i caratteri, a partire da una invisibile barriera razzista fatta di certezze e sospettosità che non fa bene a nessuno e incattivisce gli animi. Piace in particolare il fatto che il regista introduca i personaggi prima che l’action criminale li travolga, come ad esempio per l’afroamericano appena scarcerato Henry (Tory Kittles) che si rivelerà molto più intelligente, accorto e morale di quel che appare a primo acchito o per la bancaria Kelly Summer (Jennifer Carpenter) neo mamma ansiosissima al suo rientro (controvoglia) in ufficio. Un poliziesco orchestrato seguendo l’azione collettiva, con una suspence che cresce lentamente ma inesorabilmente. E se Vince Vaughn si comporta quasi da scafato habituèe (era anche nel precedente, come del resto Johnson, Carpenter e Udo Kier in breve apparizione) dei climi imprevedibili e finto lenti del cinema di Zahler, Gibson è straordinario, una delle sue migliori interpretazioni sullo schermo da anni a questa parte. E pensare che pensavamo fosse ormai una star sbiadita dal logorio dei clichés!