Trento Film Festival 2023, il reading di Violante Placido e gli altri premi

Ancora eventi in programma dopo il laboratorio Nord Est Doc Camp

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Violante Placido al Trento Film Festival

Continuano gli appuntamenti in programma al Trento Film Festival 2023, e dopo la giornata dedicata alla seconda tappa del laboratorio Nord Est Doc Camp nel programma di giovedì 4 maggio spicca l’evento previsto nella Sala della Filarmonica, dove Violante Placido presenterà l’immersivo reading teatrale “Più nei boschi che nei libri”. In attesa dell’anteprima del già citato Mad Heidi (qui foto e trailer) e degli ultimi premi, prima della chiusura nel weekend, nel pomeriggio, la Fondazione Dolomiti Unesco presenterà un nuovo strumento digitale per conoscere il territorio e comprendere il Pianeta in cui viviamo, il Dolomites World Heritage Geotrail.

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Grande spazio all’editoria, con le presentazioni dei libriIl duca” di Matteo Melchiorre, “Montagna si scrive in stampatello” di Davide Longo, “Gl’imprudenti” di Silvio Agostini e “Futurismo” di Michil Costa, vincitore della sezione Ricerca e ambiente del Premio ITAS 2023. Mentre si ricorderà la storica figura di Giovanna Zangrandi, donna della Resistenza e autrice, e alla SOSAT verrà assegnato il Chiodo d’oro, nella tradizionale premiazione di “Cordate del futuro”. Per il programma cinema, si segnala il film in concorso Shangri-La. Paradise Under Construction di Mirka Duyn e Nina Spiering e le proiezioni speciali in collaborazione con Montura Ripartire da zero di Marco Busacca e Il sentiero invisibile di Pietro Bagnara.

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Tornando al Nord Est Doc Camp già citato (la cui terza e ultima tappa sarà a Monselice nell’ambito di Euganea Film Festival), il nuovo laboratorio di consulenza e accompagnamento per documentari medio e lungometraggi in fase di ultimazione, prodotti nel nord-est, ideato e promosso dal festival trentino insieme a Pordenone Docs Fest e Euganea Film Festival – con il sostegno di IDM Film Commission Südtirol, Trentino Film Commission, Veneto Film Commission, Friuli Venezia Giulia Film Commission e la collaborazione del Fondo Audiovisivo FVG – ha permesso di approfondire i quatto progetti selezionati con un panel di esperti e consulenti in una presentazione riservata con scene selezionate e dialoghi con registi e produttori.

Gli altri premi assegnati per ora dal Trento Film Festival 2023:

Assegnato il premio Premio Arte Video, per un servizio di authoring DCP, compreso di realizzazione e inserimento dei sottotitoli in inglese o in italiano, offerto da Arte Video S.r.l., società leader nel settore dei servizi di post-produzione cinematografica e video, con sede a Palmanova, Roma e Pasadena. Il vincitore è il progetto Vista mare di Julia Gutweniger e Florian Kofler, prodotto da Albolina Film di Bolzano, in co-produzione con l’austriaca Eutopiafilm.

El día que volaron la montaña

Il Premio Studenti Università di Trento, Bolzano e Innsbruck e il Premio Solidarietà Cassa di Trento sono invece andati a El día que volaron la montaña di Alba Bresolí e a Plai. A Mountain Path di Eva Dzhyshyashvili. Riservato a opere di particolare valore culturale realizzate da autori di etaà inferiore ai 33 anni, il primo è stato assegnato “per l’uso suggestivo della fotografia nel recuperare una storia silenziosa ma d’impatto che racconta delle delicate dinamiche del rapporto tra l’uomo e il suo ambiente circostante”. Il secondo, istituito dalla Cassa di Trento e assegnato all’opera che meglio sappia interpretare le situazioni di poverta, ingiustizia, emarginazione ed isolamento sociale che, nella solidarieta e nell’aiuto reciproco, possano trovare il loro riscatto, come avvenne alle origini del movimento cooperativo nelle vallate e nelle montagne del Trentino, è stato attribuito al film ucraino dalla giuria indipendente con questa motivazione: “Hannusia conduce una vita laboriosa badando alla coltura dei campi fra i Monti Carpazi ucraini, a nord del confine rumeno. Vive da 30 anni con Dymtro che ha perso una gamba combattendo per difendere l’indipendenza del paese. La coppia resiste alle avversita, accudendosi reciprocamente, amando e assistendo la figlia e nipoti -di 3 e 6 anni- e curando la terra. Uniti e pazienti con il loro limpido esempio trasmetteranno alle nuove generazioni i valori civici e identitari della loro comunita”.

Plai. A Mountain Path

Consegnato a Enrico Pau, per L’ombra del fuoco, il Premio Antropocene MUSE; e a Ivan Mazzon e Bruno Boz per Lupo uno il Premio RAI istituito dalla Sede Rai di Trento per il miglior documentario di attualità. Queste, rispettivamente, le motivazioni:

“L’ombra del fuoco sottolinea il forte legame dell’umanita con la terra e gli altri viventi che la popolano. Èmergono i sentimenti non solo di chi quella terra la cura, ma anche degli animali e delle piante che hanno subito il dramma dell’incendio. La fine di quel paesaggio locale, stravolto dal fuoco, rimanda alla fine del Mondo nel senso della fine del conosciuto, del familiare, come accade globalmente nell’Antropocene”.

L’ombra del fuoco

“Il filmato giunge in un momento particolare della convivenza fra animali selvatici, predatori, e l’uomo. L’orso in particolare, ma anche il lupo, meno problematico nei confronti dell’uomo, ma pur sempre da temere. È- opinione comune, sostengono i realizzatori del documentario, che uomo e animali debbano convivere e per fare questo occorre innanzitutto rafforzare o sostenere le azioni mirate ad una corretta e sicura convivenza: l’uomo deve conoscere l’animale, in questo caso il lupo. Per oltre un anno i ricercatori dell’università di Sassari, incaricati dalla Regione Veneto, hanno monitorato i lupi sul Monte Grappa. Lo scopo e favorire la gestione proattiva, ovvero preventiva e costruttiva, di una famiglia di lupi dell’arco alpino. Il documentario, attraverso immagini suggestive ed emozionati, ci introduce nel mondo di questo animale, la cui vita accompagna da sempre l’uomo fra favole, leggende e realtà. Il messaggio è: conoscere, per rispettarlo e conviverci”.

Lupo uno

Ma prima, il Premio Cinema per i diritti umani, istituito dalla Fondazione Campana dei Caduti e Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani, era andato a Let the River Flow, del regista norvegese Ole Giæver, giudicato come l’opera che maggiormente avesse saputo comunicare i valori fondanti le due istituzioni e sensibilizzare il pubblico sulle tematiche dei diritti umani, della pace, della sostenibilità e della conoscenza e il confronto dei popoli e delle culture. Questa la motivazione:

“Per l’intenso racconto di formazione che, nel contesto di una storica battaglia per l’emancipazione dei popoli nativi, segue la progressiva, sofferta acquisizione di consapevolezza di una giovane donna Sami, portando efficacemente sullo schermo la persistenza dei meccanismi di negazione e assimilazione fino al completo empowerment che la porta a divenire leader e difensora dei diritti della propria comunità, intrecciando il tema della discriminazione con l’attualissima chiamata alla difesa delle acque”.

Let the river flow