10 MUSICAL CLASSICI DA RIVEDERE PRIMA DI “LA LA LAND”

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il mago di oz vestito dorothy

Un merito dell’attesissimo La La Land – il film di Damien Chazelle, con Emma Stone e Ryan Gosling, in uscita il 26 gennaio – è sicuramente quello di avere acceso nuovamente i riflettori sul genere musical, e soprattutto su quelli classici della Hollywood dei tempi d’oro, “i musical” per eccellenza, secondo gli estimatori e non solo. Il genere musicale ha fatto la storia del cinema: e, come nel caso di La La Land, spesso racconta se stesso, e più in generale il mondo dello spettacolo, con i  suoi sogni e le sue ombre, in un vorticoso viaggio tra musica, danza, illusione e realtà.

Ecco i 10 musical classici (non solo quelli cui Chazelle si è chiaramente ispirato) da rivedere per celebrare il genere in occasione dell’uscita di La La Land

CANTANDO SOTTO LA PIOGGIA

Come non partire da quello che per molti è il miglior musical della storia del cinema? Cantando sotto la pioggia (1952) è il classico dei classici, la sapiente unione di commedia, satira pungente sul mondo del cinema, numeri musicali eccezionali e rimasti nell’immaginario collettivo, ed il grande talento degli interpreti: dal genio di Gene Kelly (regista, insieme a Donen, protagonista e coreografo) ad uno straordinario Donald O’ Connor e all’indimenticabile Debbie Reynolds.

UN AMERICANO A PARIGI

A contendersi il primato di migliore musical c’è un’altra pietra miliare del genere, ovvero Un americano a Parigi (1954), firmato dal più celebre regista di musical hollywoodiani, Vincente Minnelli, con le musiche di George Gershwin. Ancora un grande Gene Kelly, affiancato dalla grazia di Leslie Caron, per un film in cui le immagini ci portano nell’essenza cinematografica, nell’estetica che diventa sogno, magia, in cui la storia d’amore e la ricerca del successo sono lo spunto per un viaggio tra musica e perfezione coreografica, sintetizzato nel magnifico ballo lungo la Senna.

 

INCONTRIAMOCI A SAINT LOUIS

Ancora Minnelli, ancora un musical da record, citato tra i più belli: un’ambientazione da inizio ‘900, la vita quotidiana di quattro sorelle in una città che si appresta ad ospitare l’esposizione universale. Incontriamoci a Saint Louis (1944) offre tutto il fascino del musical classico, canzoni celebri, colori, momenti corali alternati a coinvolgenti atmosfere più intime e soprattutto il talento unico e già sbocciato della straordinaria Judy Garland.

 

CAPPELLO A CILINDRO

Non si può parlare di musical senza citare colui che, insieme a Gene Kelly, come dicevamo, è considerato il re del genere: Fred Astaire. E non si può non citare Cappello a cilindro (1935), “superclassico” tra i musical, in cui lo stile di Astaire, unito a quello della sua storica partner, Ginger Rogers, dà vita ad una delle più celebri scene musicali, il ballo sulle note di Cheek to cheek.

 

VOGLIO DANZAR CON TE

Ancora Astaire con Ginger Rogers: Voglio danzar con te (1937) comprende il brano They can’t take that away from me, che valse a George Gershwin l’unica nomination all’Oscar. Film entrato nella storia del cinema, così come Follie d’inverno (1936) e, del 1932, Cerco il mio amore (con la celebre Night and day), interpretati sempre dalla coppia d’oro Astaire-Rogers.

 

IL MAGO DI OZ

Il sogno, la magia del Technicolor, la favola per bambini diretta anche agli adulti: elementi che rendono Il mago di Oz (1939) uno degli esempi migliori tra i classici del genere. Il bianco e nero della realtà che vira nel colore del sogno, personaggi fantastici che prendono vita, le scarpette rosse di Dorothy, la strada di mattoni gialli e la sempre commovente Over the Rainbow cantata da Judy Garland: un successo che rivive ancora oggi, riproposto recentemente nelle sale, in versione restaurata.

 

BRIGADOON

Sogno e magia che ritornano nel musical. Forse uno dei più magici è firmato ancora una volta Minnelli e ancora una volta vede Gene Kelly protagonista, accanto ad una delle star del genere, Cyd Charisse: Brigadoon (1954) è la storia di un villaggio che rivive per un giorno ogni cento anni e di una storia d’amore, intessuta tra canzoni e danze, che tenta di rompere questo incantesimo. Magia pura che diventa cinema (o il contrario!).

 

UN GIORNO A NEW YORK

La La Land porta nel titolo la città ed il rapporto tra arte e luogo: un elemento che ritorna in molti musical. A partire da un altro titolo della filmografia di Donen e Kelly, Un giorno a New York (1949), con Frank Sinatra, passando per Cenerentola a Parigi (1957), con Fred Astaire e un’incantevole Audrey Hepburn (successivamente, nel 1964, protagonista di un altro classico, My Fair Lady), e arrivando al pluripremiato (con ben nove Oscar) Gigi, del 1958, senza dimenticare i citati Incontriamoci a Saint Louis e Un americano a Parigi, la città – che sia reale o ricostruita in studio – diventa parte fondamentale del racconto, nel ricreare atmosfere ed accompagnare i personaggi nella loro storia.

 

WEST SIDE STORY

Classici dal sapore moderno: su tutti, West Side Story (1961), citato anche in La La Land, pur essendo un film dell’epoca d’oro del musical, guarda già oltre, con le sue coreografie corali, con il racconto giovanile contemporaneo. E un classico-moderno può essere definito anche Funny Girl: non solo perché realizzato nel 1968, ma anche perché è il film d’esordio di Barbra Streisand, artista che rappresenta un punto di congiunzione tra il “classico” hollywoodiano e la modernità interpretativa, sia musicale che attoriale.

 

ZIGFIELD FOLLIES

Ma La La Land è soprattutto un film sul cinema, sull’arte, sullo spettacolo, come molti musical. Tra i classici, l’omaggio più grande è indubbiamente Zigfield Follies (1945), dedicato proprio al teatro musicale e alle riviste create dal produttore Zigfiled. Mentre il cinema celebra se stesso – in occasione dei 50 anni della Mgm, nel 1974 – in un film che riunisce i brani tratti dai musical più famosi: That’s Entertainment!  è il titolo della pellicola, che prende spunto dal brano inserito in un altro “film omaggio”, firmato sempre da Minnelli, Spettacolo di varietà (1953), che con questa canzone  sancisce il senso dello show e della sua magia.

Paola Abenavoli

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